Il trentottenne Randle Patrick. McMurphy (Jack Nicholson) rinchiuso in carcere con l’accusa di aver abusato di una minorenne, per non scontare una pena più severa, si finge matto ed è spedito in osservazione nell’Oregon State Hospital di Salem in Oregon, diretto dal dottor Spivey (Dean R. Brooks) che, pur essendo convinto che sia un simulatore, lo tiene sotto osservazione nel reparto dove opera Miss Ratched (Louis Fletcher), un’algida e rigida caposala. In quel padiglione sono ricoverati diciotto pazienti, più della metà è ormai indementita e gli altri non se la passano meglio; Martini (Danny De Vito) è mezzo svampito, Bill (Brad Dourif) è un adolescente fragile ed insicuro, Harding (William Redfiled) un distinto signore abbandonato dalla moglie per i suoi modi leggermente affettati, Cheswick (Sidney Lassick) è una persona di mezza età sensibile e dal gran cuore e Capo Bromden (Will Sampson) un gigantesco indiano che non comunica verbalmente con nessuno. Sveglio ed astuto, McMurphy veste inizialmente i panni del paziente docile ed obbediente ma, spirito ribelle ed anticonformista, ben presto getta lo scompiglio nel reparto, mandando in crisi le ferree regole imposte dall’autoritaria caposala. McMurphy scopre che sarà dimesso non più al termine del periodo d’osservazione ma solo quando i medici lo riterranno guarito ed allora fa amicizia con il sornione Capo Bronden, che fino ad allora si è finto sordomuto, e lo convince ad evadere con lui. Prima di fuggire, noncurante delle conseguenze che potrebbero derivargli dai suoi bizzarri ed anticonformisti comportamenti, McMurphy decide di far vivere ai ricoverati un pizzico di felicità; li porta dapprima a pescare su un barcone e, successivamente, dopo aver corrotto un sorvegliante, organizza un piccolo festino in reparto con musica, alcolici e con la presenza di due disinibite ragazze. Jimmy non ha mai avuto nessuna esperienza sessuale ed allora McMurphy chiede ad una delle fanciulle di regalare al giovane paziente una notte d’amore. Al mattino i segni della baldoria sono ancora evidenti e, quando Miss Ratched fa il suo ingresso in reparto, Jimmy è ancora in dolce compagnia. Dopo averlo colpevolizzato Miss Ratched gli comunica che riferirà alla madre il suo peccaminoso comportamento. Jimmy crolla, si suicida e per vendicarlo McMurphy salta al collo di Miss Ratced con l’intento di strangolalrla ma è bloccato qualche secondo dopo da un infermiere. Lobotomizzato, ritorna in reparto ridotto una larva; Capo Bronden s’impietosisce, lo soffoca con un cuscino poi sfonda una finestra con un gigantesco lavabo e fugge via dall’ospedale.
Pellicola furbetta, costruita ad orologeria per sbancare nella notte degli Oscar, diventata per antonomasia il simbolo della lotta alla psichiatria custiodalistica e repressiva, nonostante gli psichiatri compaiano nel film solo per qualche minuto e fungano da figure di sfondo.
Sin dalle prime battute Forman punta tutto sul contrasto tra l’anarchico, impulsivo e ribelle McMurphy, eroe tragico che in nome della libertà si batte per restituire dignità agli spenti e demotivati degenti del reparto e l’autoritaria ed inflessibile Miss Ratced, che non modifica di una virgola il regolamento interno dell’ospedale; non solo vieta ai pazienti di vedere in televisione le finali del campionato di baseball ma tiene sotto chiave le loro sigarette e si rifiuta di abbassare il volume della musica che s’irradia per tutto il reparto, costringendoli ad urlare per poter comunicare verbalmente tra loro. Più che dirigere un pamphlet sulla sottile linea che divide la normalità e la follia, Forman lascia che la ribellione di Mc Murphy travalichi gli angusti confini del reparto ed assurga a simbolo di una lotta contro tutti i poteri normalizzanti che soffocano il dissenso e la diversità. Forman descrive Spivey come uno psichiatra che svolge diligentemente il compito affidatogli dalla società, limitandosi a “sorvegliare e punire” chi non rispetta le regole del gioco. La cura ed il recupero degli ammalati sembrano per lui passare in secondo piano, al punto che la conduzione della terapia di gruppo non è affidata a nessun specialista della mente ma all’arcigna e glaciale Miss Ratced. Per alleggerire il clima Forman regala a McMurphy un atteggiamento scherzoso e burlesco e, fin dal suo ingresso in scena, lo mostra che bacia sulle guancia uno dei poliziotti che lo hanno condotto in manette in manicomio, mima dei passi di danza e distribuisce a tutti degli smaglianti sorrisi. Dopo essere stato sottoposto ad un elettroshock si presenta ai suoi compagni picchiatelli con l’andamento da Frankenstein e lo sguardo perso nel vuoto ma, un attimo dopo, trionfante, dirà loro: “Sto una cannonata. Sai che i davano diecimila watt al giorno ed adesso schizzo faville. La prima donna che mi faccio l’accendo tutta come un flipper ed alla prima botta quella mi fa tilt, ci puoi scommettere.” Il finale con la fuga del monumentale indiano sembra suggerire un minimo spiraglio di speranza ma è solo un espediente dal grande effetto narrativo che punta a commuovere ed a strizzare i cuori. L’enigmatico titolo del film rimanda a più letture; il termine “cuckoo” in slang significa “strambo”, “matto”; il nido sta per il manicomio e può essere inteso come “Un matto è fuggito dal manicomio”. A rendere ancora più criptico il titolo il dato che il cuculo non fa il nido ma lascia che gli altri uccelli, scambiandoli per i piccoli della loro nidiata, li nutrano. Struggente la colonna sonora di Jack Nitzsche. Cinque Premi Oscar, due. David di Doantello. Tratto da un romanzo di Ken Kesey scritto in una notte sotto l’effetto di LSD.
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