Quanto basta di Francesco Falaschi – Italia – 2018 – Durata 92’

21 Luglio 2022 | Di Ignazio Senatore

Arturo (Vinicio Marchioni), chef stellato, ha un caratterino niente male e finisce sempre per mettersi nei pasticci. Dopo l’ennesimo litigio in cucina con soci e proprietari e la conseguente reclusione in carcere (seppur per un breve periodo), è condannato a scontare la pena ed a tenere un corso di cucina in un Centro per ragazzi affetti da sindrome di Asperger, diretto dalla giovane psicologa Anna (Valeria Solarino). Arturo recalcitra, scarica la propria rabbia sui ragazzi e li tratta con distacco e sufficienza. Placata la sua ira, inizia a prendersi cura di Guido (Luigi Fedele), un ragazzo dotato di una spiccata capacità nel distinguere i componenti di ogni pietanza e bravo a spadellare tra i fornelli. Guido vuole partecipare ad un concorso che premia dei giovani cuochi e che prevede che ogni aspirante chef sia supportato da un tutor. La scelta di Guido cade, naturalmente, su Arturo che, dopo aver recalcitrato un po’, è costretto ad accompagnarlo al concorso. Riuscirà Guido a superare le diverse prove e a vincere la prestigiosa competizione?

Dopo l’esordio con Emma sono io (2002), film che ruotava su una ragazza affetta da distimia, il regista, sin dalle prime battute, compie una scelta di campo e, invece, di prediligere una storia che ruoti intorno ai rapporti tra i diversi ospiti della struttura, concentra l’attenzione su un solo ragazzo, Guido, che assieme ad Arturo, diviene il co-protagonista di questa tenera favoletta. Il file rouge che lega entrambi è certamente la passione per la cucina, ma a tener banco è sopratutto la loro diversità; da un lato Guido, fragile e incapace di relazionarsi, in maniera congrua ed adeguata, con le persone con le quali entra in contatto e, dall’altro, Arturo, uno chef talentuoso, che, per la sua incapacità di controllare la propria aggressiva impulsività, ha dissipato il proprio talento.

Sin dalle prime battute è evidente che i due, dopo essere entrati in rotta di collisione, rinsalderanno sempre più la loro amicizia. In questa pellicola che procede senza grandi sussulti, Falaschi descrive Guido come un ragazzo schivo, chiuso nel suo mondo, ma in grado di sognare un futuro radioso dove può finalmente guidare l’auto, lavorare nella ristorazione e incontrare un giorno la ragazza con la quale fidanzarsi. Nel corso del film il suo cuore si scioglierà per una graziosa fanciulla alla quale, dopo averle comprato un mazzo di fiori, si approccerà in maniera così maldestra che verrà respinto. Per rendere più gustosa la narrazione, il regista punta ad una sorta di ribaltamento di ruoli ed, anche senza calcare la mano, lascia intendere, in certi passaggi del film, che Guido sia (forse) più affidabile ed adulto dello scapestrato Arturo. Piccolo cameo per Alessandro Haber nei panni di Celso, chef maestro di Arturo.

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