Da sessant’anni, l’ottantenne Traude Krüger (Monica Bleibtreu) insegna a suonare il pianoforte alle detenute del carcere femminile di Luckau. Con i propri risparmi e quelli di Mütze (Sven Pippig), un anonimo secondino, con la passione per l’opera, ne compra uno nuovo di zecca.
Le allieve però scarseggiano, il direttore ha altre gatte da pelare e Traude è sul punto di mollare tutto ed andare in pensione. Tra le detenute c’è però la giovane Jenny von Loeben (Hannah Herzsprung), un tempo eccellente pianista, reclusa con l’accusa di aver ucciso barbaramente un uomo.
Spirito libero, ribelle e recalcitrante ad ogni regola, Jenny vuole suonare la sua amata musica nera, e quando l’inflessibile e severa Traude, per piegarla al proprio volere, si rifiuta di darle la prima lezione, lei alza la voce, Mütze prova a bloccarla, ma Jenny lo pesta a sangue e poi, come se nulla fosse, lascia volare le proprie mani sulla tastiera, accennando ad uno scatenato pezzo hip hop.
Traude la disprezza per la sordida violenza con la quale ha spedito Mütze in ospedale, ma è attratta dal suo genio musicale e, con il passare del tempo, prova ad ammansirla, a smussare gli angoli appuntiti del suo cuore, ma le impone di suonare le composizioni dei grandi maestri della musica classica.
Ma Jenny, animale in gabbia, selvatica ed insofferente ai regolamenti ed alla disciplina quando aveva dodici anni era stata violentata dal padre Gerhard (Vadim Glowna) e costretta da lui, per anni, a suonare fino alla noia, le composizioni di Schumann e Beethoven.
Traude intuisce che ha talento da vendere e, consapevole che un successo della sua allieva restituirebbe prestigio al carcere, propone al direttore di impartirle delle lezioni e di farla partecipare ad un concorso per giovani pianisti.
Jenny si esercita al piano, sotto lo sguardo inflessibile di Traude, ma incapace di controllare la propria distruttiva impulsività, dopo qualche tempo, picchia selvaggiamente una detenuta che, in combutta con Mütze le aveva tesa una trappola.
Il direttore va su tutte le furie e Jenny deve dire l’addio ai sogni di gloria. Ma il fatidico giorno Traude, con la complicità di Mütze, la fa evadere dal carcere e le permette di suonare in teatro dove, con una spettacolare esibizione, Jenny incanta il pubblico in sala, prima di essere ammanettata dalle guardie carcerarie.
Pellicola d’esordio del regista tedesco (autore poi solo del successivo Poll) che, dalla prima all’ultima scena, raschia l’anima dello spettatore. Sin dalle prime battute si rimane abbagliati dall’andatura sgraziata, dai capelli arruffati e dal faccione vispo, tagliente ed indisponente della protagonista.
Al primo impatto con l’arcigna e severa Traude, Jenny non può non che emettere scintille e ribadirle, a muso duro, che non accetterà mai compromessi ed andrà sempre dritto per la propria strada.
Sul finale, dopo aver ascoltato la sua geniale esibizione al concorso musicale, commossa e con le lacrime agli occhi, comprende che Jenny è un cavallo di razza che deve correre a briglia sciolta e non può essere domato. Kraus tratteggia con piccoli tocchi la figura di Traude, una donna anche lei con un passato doloroso da dimenticare; ex-infermiera sopravvissuta al nazismo, era innamorata di Anna, una giovane donna. ma non poté alzare un dito per evitare che un soldato sadico e violento uccidesse la sua amata.
Da allora, con la morte nel cuore, Traude ha vissuto solo per la musica e quando incrocia Jenny il suo cuore riprende nuovamente a pulsare. “Conosci solo la leggerezza della distruzione” le dirà nel corso del film e di rimando si sentirà rispondere: “Io non m’inchinerò mai, nemmeno per lei”.
Più che un film sulla straordinaria potenza della musica, sull’ennesimo rapporto controverso ed ambivalente tra allieva e maestra, Kraus impagina una storia pulsante dove l’amicizia conflittuale, (ma sincera) tra due donne, va sottobraccio al percorso di formazione della giovane protagonista.
Il titolo del film rimanda alla durata dell’esibizione di Jenny al concorso pianistico. Kraus evita una soluzione zuccherosa ed, in luogo della classica e formale esibizione della protagonista, impreziosisce il finale con una performance dove creatività e tradizione si sposano alla perfezione.
Le sequenze con Jenny che alterna un brano classico ad altri nei quali pesta sui tasti del pianoforte, fino a violentarlo, sono da incorniciare e valgano da sole il costo del biglietto.
Per un approfondimento sul tema “Cinema e musica” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.
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