Woody Guthrie (David Carradine), sposato con Mary (Wendy Schaal) e padre di due bambine, spirito libero e dall’anima zingara, gira gli States. Per sbarcare il lunario s’industria come pittore e si sposta dal Texas alla California, viaggiando come clandestino sui treni merci assieme ad una massa di poveri e sbandati vagabondi, che non hanno neanche un cent per pagarsi il biglietto.
Lungo le sue peregrinazioni ha un’avventura con la dolce Pauline (Gail Strickland) e poi raggranella qualche dollaro raccogliendo frutta e s’imbatte in un battagliero “rivoluzionario” che incita i braccianti a ribellarsi, a lottare ed a iscriversi al sindacato. Woody compone una serie di canzoni country e grazie all’amico e cantante Orzak (Ronny Cox), strappa un contratto con Locke (John Lehne), proprietario di una stazione radio locale che manda in onda i suoi brani.
Woody inizia a guadagnare e si ricongiunge con la moglie e le figliolette. Mary tocca il cielo con un dito e lo prega di tenersi stretto quel contratto. Ma Woody è un’anima inquieta e ogni tanto si allontana da casa per continuare a girovagare per gli States e comporre i suoi brani. Locke non vuole che Woody canti le canzoni di lotta e di protesta che inneggiano a un migliore trattamento dei lavoratori. Senza pensarci due volte, Woody strappa il contratto e, adocchiato da un potente impresario della CBS, inizia ad incidere dischi…
Basato sull’autobiografia di Woody Guthrie “Questa terra è la mia terra”, il film di Asbhy, (L’ultima corvé, Tornando a casa, Oltre il giardino e del cult Harold e Maude), ambientato in piena Depressione, sembra strutturato su due velocità; più libero, scanzonato ed avventuroso nella prima parte, più politico, militante e ricco di brani musicali nella seconda.
Il regista, infatti, fedele al più classico degli “on the road”, ci mostra il protagonista che, nel corso dei suoi spostamenti per l’America s’imbatte in straccioni e diseredati alla (vana?) ricerca di un futuro migliore. Dopo aver preso atto del feroce sfruttamento dei lavoratori, ad opera di persone senza scrupoli, Woody abbraccia la lotta e, con le sue canzoni, diviene il cantore dei braccianti, dei disoccupati e degli emarginati.
Nel raccontare tre anni della vita del folk-singer americano, il regista lo descrive come un musicista che non scende a patti con l’industria discografica, né con le emittenti radio o televisive e, coerentemente, se non gli lasciano cantare le sue canzoni di protesta, se ne va, sbattendo la porta e piantandoli in asso. Le ballate country di Woody impreziosiscono ancor più la vicenda e David Carradine è calato perfettamente nella parte. Premi: Oscar (1977) Migliore fotografia (Haskell Wexler), Miglior colonna sonora (Leonard Rosenman). Palma d’oro Festival di Cannes ad Hal Ashby.
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana
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