Aaron (Paul Aldestein) e Maggie (Minnie Driver) sono una coppia felicemente sposata. Lei è in attesa del primo figlio ed in prossimità del parto, si reca dal ginecologo per la rituale visita di controllo. Ma il dottore, nel corso di un’ecografia, non sente il battito cardiaco del feto e le comunica che è il piccolo è morto. Maggie sembra incassare bene il colpo, ma giorno dopo giorno, sente sempre più il peso della propria esistenza. Svuotata, depressa e senza scopo, si allontana da Aaron che finisce tra le braccia di Dana (Sarah Jones), la graziosa e sensuale segretaria. Aaron e Maggie sono sempre più distanti ma, dopo una breve vacanza insieme a Las Vegas, lei rimane incinta e, dopo aver pensato di interrompere la gravidanza, decide di portarla avanti. Partorirà una bella femminuccia ed il suo legame con Aaron si rinsalderà.
Return to zero, pellicola patinata e senza anima, seppur tratta da una storia vera, vorrebbe mettere in campo il dramma di una donna che, in prossimità del parto, perde un bambino e, come recita il titolo, si trova a dover affrontare la vita, partendo da zero. Peccato che il dolore che dovrebbe divorare Maggie sembri artificioso e spudoratamente finto e che la trama non deflagri come ci si aspetterebbe e si chiuda con il più classico dei compromessi borghesi. A rendere ancora più sdolcinata la vicenda l’incontro tra Maggie e la dottoressa Claire Holden (Connie Nelson), una ginecologa che ha perso anche lei il secondo bambino al settimo mese di gravidanza.
Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Fermi tutti sono incinta Cinema e gravidanza” – Falsopiano Edizioni – 2016
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