Ignazio Senatore intervista Roberto Faenza

13 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
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Non canto mai ma, sarà perché il padre di mio nonno era napoletano, ogni volta che sono a Napoli mi metto a cantare canzoni napoletane.

Esordisce così, in un Modernissimo affollato di studenti napoletani, Roberto Faenza regista di “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron, al suo fianco nella presentazione del film.

Un Roberto Faenza in gran spolvero che, dopo aver citato Nietzche, Leopardi e Manzoni, rivela che il titolo del film rimanda ad “Amores, uno scritto minore di Ovidio, un’opera dal taglio quasi erotico che narra dell’amor perduto del poeta romano per una donna “indegna” che lo dileggiava e lo umiliava e del suo successivo riscatto, avvenuto dopo una fase di dolorosa crescita interiore.

Protagonista della pellicola un convincente Toby Regbo, nei panni dello smarrito e spaesato diciassettenne James, costretto, suo malgrado, a barcamenarsi tra una madre, reduce dal terzo divorzio ed incapace di metter ordine nella sua vita sentimentale, un padre, noto avvocato di Wall Street che, per mascherare gli insulti del tempo ricorre alla chirurgia estetica ed una sorella che ha imbastito un’incolore relazione con un uomo sposato e molto più vecchio di lei.

Mi sono innamorato immediatamente del titolo del romanzo di Cameron, uscito prima in Italia e poi in America e ne ho comprato subito i diritti. Mi affascinava il giovane protagonista, una sorta di “giovane Holden”, considerato da tutti un disadattato solo perché rifiuta la logica assurda che regge il mondo in cui vive e che, invece di iscriversi all’università, vorrebbe ritirarsi in campagna e fare l’artigiano. Anche se la vicenda si svolge nell’upper class di Manhattan è la storia di un ragazzo simile a tanti adolescenti dei giorni nostri che non vuole omologarsi ai canoni imperanti e sogna per sé un futuro diverso.”

Il film, fedele complessivamente al romanzo, narra il classico percorso di formazione di un adolescente in crisi che, sul finale, ritrova se stesso grazie alla nonna, la calda ed accogliente Nanette (l’impareggiabile premio Oscar Ellen Burstyn) ed a Rowena (Lucy Liu), una life-coach anti-convenzionale che dipana i suoi tormenti facendo jogging con lui in un parco.

Non è mancata, nel corso dell’incontro, una gustosissima polemica. Cameron, affabile e disponibile, ha rivelato agli studenti “di aver lavorato alle prime fasi della sceneggiatura ma che poi ha preferito fare un piccolo passo indietro quando ho compreso che il film era di Roberto”.

Un attimo dopo Faenza si è dichiarato favorevolmente sorpreso dal continuo fioccare delle domande da parte degli studenti napoletani. E quando uno di essi lo ha “accusato”, di essere incappato in una piccola gaffe, il regista, tra il sorpreso ed il divertito, ha solennemente precisato:

La mia era un’annotazione in positivo. Negli altri incontri che ho fatto in giro per l’Italia, generalmente, gli altri studenti se ne stanno zitti e buoni in silenzio mentre voi, con le vostre domande, mi avete letteralmente sbalordito.”

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 22 febbraio  2012

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