Anno 1880, Parigi. Lo scultore quarantenne Auguste Rodin (Vincent Lindon) riceve un’importante commissione da parte dello Stato: La Porta dell’inferno, una scultura ispirata all’opera dantesca.
Lui vive con Rose (Séverine Caneele), ma s’innamora, ricambiato, della giovane Camille Claudel (Izïa Higelin), un’allieva promettente e talentuosa.
Rodin le promette di sposarla, di portarla in viaggio in Italia e di farle conoscere altri artisti e presentarla come l’allieva prediletta ma, con il passare del tempo, dopo un doloroso aborto, Camille prende atto che non lascerà mai Rose e che le ore spese al suo fianco le impediscono di realizzarsi come artista.
Dopo un litigio furibondo Camille pianta Rodin, che si consola ben presto tra le braccia di modelle e di altre aspiranti scultrici…
Doillon (L’an 01, La tentation d’Isabelle, Ponette, Un enfant de toi, Mes séances de lutte…) gira la vicenda quasi completamente nell’atelier di Rodin e mostra lo scultore circondato da blocchi di marmo, da calchi di gesso e soprattutto da una quantità di busti e sculture in creta che, per proteggere, ricopre pazientemente, con dei teli umidi e spessi.
Rodin è descritto come un’artista che, nel realizzare le sue opere, cerca ossessivamente di cogliere l’anima dei personaggi ai quali s’ispira.
Nonostante s’impegni ossessivamente a migliorare con degli impercettibili ritocchi la statua che gli è stata, di volta in volta, commissionata, è contestato dai contemporanei che, non a caso, gli negano l’onore di collocare in una piazza parigina il suo Balzac, statua alla quale ha lavorato anni.
La passione amorosa con la tenace e travolgente Camille occupa massicciamente gran parte del film e la loro tormentata relazione è descritta dapprima tenera e giocosa e, nelle ultime battute, come un inferno, quando Camille comprende che Rodin, seppur amandola, non la sposerà mai.
La follia (e l’aborto di Camille) sono lasciate fuori campo e il finale (amaro) si chiude con Rodin,sempre più narciso circondato da belle donne che lo venerano e lo ammirano.
Il regista parigino cita solo di sfuggita Il bacio, la statua che ha reso immortale Rodin, né mostra Il pensatore o altre delle sue statue più famose, ma è attento nel mostrare i legami tra Rodin e gli altri artisti del tempo e, infatti, in dei piccoli camei, compaiono Monet, Cézanne, Hugo e Rilke.
Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024
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