Romanzo popolare di Mario Monicelli -Italia – 1972

14 Dicembre 2023 | Di Ignazio Senatore

Il cinquantunenne Giulio Basletti (Ugo Tognazzi), operaio e sindacalista milanese, sposa Vincenzina Rotunno (Ornella Muti), la figlioccia che ha tenuto a battesimo quasi diciott’anni prima quando era stato trasferito per lavoro a Montecagnano, in provincia di Avellino.

La coppia va a vivere un appartamento a Milano nello stesso stabile dove vivono i parenti di Vincenzina e, dalla loro unione, nasce Ciccio, un bel bambino. Salvatore Armetta (Pippo Starnazza), operaio e amico inseparabile di Giulio, durante una manifestazione colpisce alla testa, con un bullone, ferendolo, l’agente Giovanni Pizzullo (Michele Placido).

Il poliziotto lo vuole arrestare, ma è fronteggiato da Giulio e dai parenti di Armetta. Essendo anche lui un uomo del Sud, Giulio e Armetta lo accolgono calorosamente nel loro gruppo.

Una lontana e anziana parente di Vincenzina muore e Giulio è costretto a scendere al Sud per partecipare al funerale.

Al ritorno scopre che Vincenzina è stata sedotta da Giovanni. Giulio, prova a soffocare la propria gelosia e, reagendo da uomo moderno, perdona la sbandata della giovane mogliettina che lo rassicura e giura di amarlo.

La gelosia però assale sempre più Giulio che chiede sempre più spesso dei permessi in fabbrica per seguirla e capire se vede ancora Giovanni. Una lettera anonima informa Giulio che è “cornuto” e che è sulla bocca di tutti.

Dopo aver fatto una sfuriata, Vincenzina va via di casa con il piccolo Ciccio e si rifugia da Giovanni. Giulio la segue e inizia a battibeccare con Giovanni.

Ascoltati i loro discorsi maschilisti, Vincenzina abbandona entrambi, inizia a lavorare e costruisce il proprio futuro, in piena autonomia.

Monicelli firma una delle sue commedie più solide e, con sagacia affronta i temi caldi dell’epoca (l’emancipazione femminile, l’integrazione Nord-Sud, le lotte degli operai nelle fabbriche) e introduce, nel corso della narrazione dei gustosi espedienti (il fermo immagine e la moviola) che permettono agli spettatori di rivedere una sequenza che segna una svolta alla vicenda, commentata dalla voce off di Tognazzi.

Parimenti, nel corso della narrazione, il regista toscano inserisce degli incubi ad occhi aperti che devastano la tranquillità del povero Giulio e che rinforzano ancor più  il viraggio della vicenda nel dramma. Irresistibile la sequenza con la quale Vincenzina racconta a Giulio, come una telecronaca calcistica, come Giovanni, dopo averle fatto una corte spietata, l’aveva posseduta sulle note di Non sono una santa, cantata da Rosanna Fratello.

Un monumentale Tognazzi è straordinario nei panni dell’operaio-sindacalista, innamorato pazzo della moglie e, pur di continuare a starle affianco, è disposto a mostrarsi, inizialmente, emancipato e comprensivo. I dialoghi in dialetto milanese sono stati rivisti da Enzo Jannacci e Beppe Viola. Placido da incorniciare e la Muti per la sua bellezza toglie il respiro. David di Donatello per la migliore sceneggiatura. Enzo Jannacci canta la struggente Vincenzina e la fabbrica. Curiosità: In prima battuta a interpretare Basletti doveva essere Manfredi.

 

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