La sedicenne Rosetta (Emilie Dequenne) vive in una roulotte, parcheggiata in un misero campeggio alla periferia di Seraig, con la madre (Anne Yernaux), una sbandata perennemente ubriaca. Per tirare avanti, vende qualche vestito usato e cerca di pescare qualche trota nel fiume. Alla disperata ricerca di un lavoro, s’imbatte in Rigaud (Fabrizio Rongione), un ragazzo affettuoso e premuroso che vende delle cialde per un panettiere (Olivier Gourmet). Rosetta prova, invano, a gestire la madre e, stanca ed avvilita, pensa per un attimo di trasferirsi nel piccolo appartamento di Rigaud, ma la sera stessa se ne ritorna come un cane bastonato nella misera roulotte. Rosetta trova lavoro nel panificio ma, dopo un periodo di prova, è, inspiegabilmente, licenziata. Quando realizza che per lei non ci sono spiragli, va dal panettiere e gli rivela che Rigaud lo truffa, vendendo sottobanco delle cialde che prepara a casa. Rosetta prende il posto di Rigaud che va al campeggio per comprendere perché l’ha denunciato ma Rosetta, ormai stanca della vita, dopo essersi licenziata, ha deciso di ammazzarsi con il gas mentre la madre è a letto che riposa.
I Dardene non tradiscono la loro poetica e dirigono una pellicola con un giusto equilibrio emotivo e formale che lascia irrimediabilmente il segno. Con la loro cinepresa a mano pedinano, spiano la protagonista e, sin dalle prime inquadrature, la mostrano come un animale in gabbia che rabbiosa lotta con le unghie e con i denti contro un mondo che le nega la possibilità di condurre una vita normale e di affrancarsi dalla sua condizione di marginalità. Impulsiva, selvatica, istintiva è costretta ad elemosinare un lavoro e ad occuparsi di una madre barbona che, per un goccio di alcol, è disposta ad andare a letto con l’anziano proprietario del campeggio. Per tutto il film corre, ansima, non si concede un attimo di felicità, né un sorriso e, quando Rigaud l’invita a casa sua e dopo una cena frugale e le chiede di ballare, se ne scappa via, confusa ed imbarazzata. La narrazione procede senza scosse, ma s’infiamma nelle prime battute del film; Ribaud sta per affondare nel lago e Rosetta, per qualche attimo si blocca perché realizza che se lui annegasse potrebbe prendere il suo posto al lavoro. In quella manciata di secondi il tempo è come congelato e lo spettatore non può che immaginare il peggio ma Rosetta ci ripensa e lo salva. Palma d’oro a Cannes 1999 e premio per la migliore attrice a E. Dequenne, ex aequo con L’umanità di Bruno Dumont.
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