Nel giorno delle nozze la promessa sposa muore in un incidente automobilistico ed Antonio (Alessandro Haber), per il trauma, regredisce e si rinchiude in un infantile mondo irreale. Il fratello Valerio (Vittorio Franceschi), un piccolo commerciante, si prende amorevolmente cura di lui ma asseconda, colpevolmente, i suoi capricci e le sue malsane fantasie. Valerio ha in animo di sposare Marianna (Monica Scattini) e le chiede di recarsi a casa sua per fare la conoscenza di Antonio. Solo allora lei scopre che lui, per esaudire i malsani desideri del fratello malato, finge di essere la madre defunta, vestendosi da donna ed indossando un parrucca o il padre, morto alcuni anni prima, mettendosi un cappello ed un naso finto. Dopo aver assecondato alcune patologiche richieste di Antonio, Marianna gli legge le favole, si traveste, fingendo di essere la madre, ma dopo aver scoperto che lui l’ha spiata mentre faceva l’amore con Valerio e finisce per essere oggetto di una sua grossolana avance sessuale, comprende che, nel tempo, verrebbe anche lei risucchiata in quel loro gioco folle e malsano e li abbandona al loro destino.
Haber traspone sullo schermo l’omonimo testo di Vittorio Franceschi, messo in scena nel 1991 da Nanni Loy ed ambienta l’intera vicenda nell’anonimo appartamento dove vivono i due fratelli. Sin dalle prime battute il regista prova a rinverdire il mito del folle stralunato, più sensibile ed affascinante di chi è normale ma sbaglia tiro e l’attempato e regredito Antonio, più che scatenare tenerezza ed empatia, suscita solo distacco ed irritazione. Antonio è descritto, infatti, in maniera grossolana, come un bambino viziato e capriccioso che gioca ancora con il trenino e gli aeroplani, allaga la casa lasciando aperto il rubinetto della vasca da bagno e che, non curante delle proteste dei vicini, suona ad ogni ora la tromba. Per tutto il film schiavizza, sadicamente, il fratello,.di tanto in tanto, enuncia qualche frase emblematica (“Dio ha l’ombelico?”) ma, nel complesso, é ridotto ad una patetica macchietta. Non gli è da meno Valerio, un uomo roso dai sensi di colpa per aver causato allora il drammatico incidente d’auto e che vive in simbiosi con il fratello, gli tiene spago, nutre i suoi fantasmi e finisce per farlo regredire sempre più. Messi da parte i limiti della sceneggiatura, il film si nutre dell’intensa ed istrionica recitazione di Haber, sorretto adeguatamente da Scattini e Franceschi, compagni d’avventura anche nella trasposizione dello stesso testo a teatro. Il film è dedicato a Nanny Loi, Piero Natoli ed al padre del regista.
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