Schiavo d’amore di John Cromwell – 1934

27 Luglio 2015 | Di Ignazio Senatore
Schiavo d’amore di John Cromwell – 1934
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Philip Carey (Leslie Howard) giovane educato e sensibile studente di medicina ha un piede equino, malformazione che lo costringe ad una vistosa zoppia. In un piccolo ristorantino incontra Mildred Rogers (Bette Davis) una cameriera senza scrupoli che infiamma immediatamente il suo cuore. Philip è gentile, premuroso e la riempie di attenzioni  ma lei, non solo non ricambia il suo amore ma si mostra fredda, distante e scostante. Philip le chiede di diventare sua moglie ma lei gli annuncia che sta per sposare Emil Miller (Alan Hale). Passa del tempo e Philip intreccia una relazione con Norah (Kay Johnson) ma quando Mildred gli confessa di essere stata abbandonata da Miller e di aspettare un figlio da lui, Philip le offre denaro, ospitalità ed abbandona Norah.

Mildred continua a trattarlo con sufficienza ma Philip sempre più follemente innamorato di lei, non ci da molto peso. Ma quando lei lo tradisce con Harry Griffiths (Reginald Deny) e va a vivere con lui, Philip sembra sul punto di crollare definitivamente. Sarà solo grazie all’affetto ed alle cure di Sally (Frances Dee) che riuscirà a riprendere gli studi e a laurearsi. In un finale tragico Mildred morirà in ospedale, rosa da una inguaribile malattia polmonare.

Dramma scintillante che si avvale di una superba interpretazione di Bette Davis, cattiva, perfida, ed acida al punto giusto. Il regista compone un piccolo manuale di psicologia e ci mostra con quanta astuzia Mildred riesce ad addomesticare la sua preda e a tendergli le trappole nelle quali la sua vittima predestinata, inevitabilmente, abboccherà. Philip è descritto come un uomo completamente privo di orgoglio, al punto che Miller, suo rivale in amore, irritato per il suo comportamento così passivo gli dirà: “Lei è’ così senza carattere…Guardi come mi comporto io…Io ho polso!.” Il regista dirige impietosamente la macchina da presa sull’andatura incerta del protagonista che zoppica vistosamente ed è proprio l’incapacità di Philip a superare questo handicap uno dei motivi che lo spinge ad elemosinare l’affetto di Mildred. A rinforzare il carattere romantico e sognatore del protagonista il regista ci mostra, in apertura del film, come Philip a Parigi coltivasse l’aspirazione di diventare pittore e come la sua scarsa vena artistica lo avesse poi spinto a ripiegare sugli studi della medicina. Cromwell ambienta la vicenda in una Londra immersa nella nebbia e dosa bene i tempi senza far scadere il film in un melò laccato e sdolcinato. Da non perdere Philiph che, nella prima parte del film, innamorato folle di Mildred l’allucina nel corso di una lezione all’università al posto di uno scheletro e successivamente  in un trattato di anatomia in luogo di una figura che ritrae un corpo umano. Dal romanzo di Somerset Maugham.

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