Seduzione mortale di Otto Preminger – 1952

27 Luglio 2015 | Di Ignazio Senatore
Seduzione mortale di Otto Preminger – 1952
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Frank (Robert Mitchum), ex pilota di Gran Premio, ha un sogno nel cassetto: aprire una piccola officina e passare la vita a riparare automobili sportive; per raggranellare un po’ di soldi, accetta un impiego come autista di un’autoambulanza. Una notte deve accorrere nella villa di Katherine (Barbara O’ Neil) la ricchissima moglie di George (Herbert Marshall). La donna ha rischiato di morire soffocata per una misteriosa fuga di gas emessa da una stufa in camera sua. L’episodio è poco chiaro e, scartata l’ipotesi del suicidio, c’è il dubbio che la stufa sia stata manomessa. George è uno scrittore famoso, ma da quando si è risposato con Katherine ha perso la vena creativa e non ha più il becco di un quattrino. Sotto il loro stesso tetto vive Diana (Jean Simmons), l’inquieta figlia ventenne di George, che s’innamora a prima vista di Frank e non dà peso al fatto che lui sia già fidanzato con Mary (Mona Freeman), una tenera telefonista che lavora in ospedale. Per tenerlo con sé Diana convince l’odiata matrigna ad assumerlo come autista. Ma quando Katherine si rifiuta di finanziare l’officina di Frank, Diana per vendicarsi manomette il cambio dell’auto che precipita a retromarcia in un burrone. Nell’incidente muore però anche l’amato padre e Diana e Frank sono accusati del duplice omicidio. Contro di loro non ci sono prove e su suggerimento degli avvocati difensori, per poter influenzare favorevolmente la giuria, si sposano in carcere. Assolti, ritornano a casa e Frank la notte stessa decide di far le valige e di piantare la diabolica mogliettina. Diana si offre di accompagnarlo in città ma, non potendo vivere senza di lui, dopo aver azionato la retromarcia dell’auto, precipita con lui nel burrone.

Film di un’intensità sconvolgente, intessuto sapientemente immagine dopo immagine, con un bianco e nero da favola e con degli spettacolari inserti onirici. “Ero andata a letto, non so da quando, però. Non dormivo e stavo pensando a te. Ma devo essermi appisolata perché tutto a un tratto mi è parso che ci fosse qualcuno nella mia stanza. Ero paralizzata dalla paura. E poi l’ho vista. Era Katherine, era in piedi che mi scrutava. Era tutto così strano, volevo parlare e non ci riuscivo.” Diana sembra la classica dark lady, cinica e calcolatrice, che finisce per travolgere l’uomo che l’ama, ma rispetto alla rappresentazione stereotipata del genere Preminger introduce qualche sostanziale novità. Non solo Diana è profondamente innamorata di Frank, ma sceglie di morire pur di non separarsi da lui. L’indimenticabile finale è da annali del cinema.

 

 

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