Session 9 di Brad Anderson – USA – 2001- Durata 100’

17 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Session 9  di Brad Anderson – USA – 2001- Durata 100’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Gordon Fleming (Peter Mullan) titolare di una ditta di costruzioni è sull’orlo del fallimento. L’unica sua speranza è assicurarsi l’appalto per lo smantellamento dell’amianto di un padiglione dello monumentale Danvers State Mental Hospital, un ex manicomio del Massachusetts, chiuso da quasi quindici anni. Per battere la concorrenza Gordon s’impegna a bonificare il reparto a tempo di  record. Con la sua squadra composta da Phil (David Caruso) Mike (Steven Gevedon) Jeff (Brendan Sexton) e Hank (Josh Lucas) inizia a lavorare di gran lena ma quel luogo spettrale sembra trasmettere loro un incombente senso d’angoscia, di solitudine e di disperazione. La tensione sale; Phil non perdona ad Hank di avergli soffiato la ragazza e Gordon è in crisi perché qualche giorno prima ha perso le staffe ed ha picchiato la moglie che ama. Mike, trova dei nastri registrati con le sedute dei pazienti e s’isola sempre più, affascinato dalla storia di Patricia Willard, una paziente affetta da personalità multipla. Un finale orrifico co un bagno di sangue chiude la vicenda.

Pellicola mozzafiato, priva di battute d’arresto, dove la paura e l’inquietudine si taglia a fette. Il vero protagonista è l’ex manicomio con gli enormi stanzoni divorati da incrostazioni e macchie d’umidità, le mura tappezzate da vecchie cartoline, ritagli di giornali ingialliti e da brandelli di foto che ritraggono i pazienti che furono un tempo ricoverati. Nel vecchio nosocomio una zona era soprannominata “la tana dei serpenti” ed ospitava i pazienti psicotici gravi, curati con l’idroterapia e la classica immersione in acqua fredda dei pazienti, l’arte-terapia e soprattutto una misteriosa tecnica, soprannominata “dei ricordi repressi”, orientata a far emergere nei pazienti il passato rimosso. Ed è proprio la vicenda di Patricia, una paziente schizofrenica che ospitava dentro di sé più personalità (un certo Simon, un minaccioso Billy ed una dolcissima bambina soprannominata The principess) a tenere alta la tensione ed a rendere ancora più cupa e claustrofobica la vicenda che s’impenna nel finale, Il titolo fa riferimento al numero di bobine audio-registrate, custodite nello scantinato del manicomio, che riportano le sedute di Patricia con il suo psichiatra.

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