Spider di David Cronenberg – Canada.- 2002 – Durata 98’

Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore

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Il trentenne Dennis Cleg (Ralph Fiennes) dimesso dopo venti anni da un ospedale psichiatrico è accolto in una casa famiglia per malati mentali. Che la sua mente sia ancora sconvolta lo testimoniano il suo incedere rallentato, l’eloquio tremulo e sconnesso, gli incerti balbettii e l’assoluta incapacità di socializzare. I continui flashback ci ricordano che Dennis, quando era bambino, aveva assistito all’omicidio della madre (Miranda Richardson) da parte del padre Bill (Gabriel Byrne) che aveva convissuto poi con Yvonne, un ex prostituta volgare ed anaffettiva. Ma se questa ricostruzione degli avvenimenti non fosse reale ma solo il frutto della sua mente allucinata e sconvolta? E se fosse Dennis l’omicida della madre? E se Yvonne non fosse mai esistita ma presente solo nella sua malsana fantasia ed avesse preso il posto della madre?

Cronenberg abbandona le sue ossessioni per proporci uno psico-trhiller edipico, disperato ed allucinato che oscilla tra passato e presente. Il geniale regista canadese mette in scena, freudianamente, il dramma di Dennis, un bambino, che non tollera la sessualità della madre, i suoi “tradimenti” con il padre e finisce per ammazzarla. Dopo il delitto, nega la realtà e nella sua fantasia malata  confonde la madre con Yvonne ed attribuisce al padre l’uccisione della moglie. Incapace di mettere ordine tra i dati di realtà ed i confusi e falsificati ricordi infantili, perde, irrimediabilmente, se stesso. Indimenticabili le scene del piccolo Dennis (soprannominato “spider” dalla madre perché amava intrecciare ragnatele con lo spago) che si aggira disperso, come un fantasma, con il suo sgualcito taccuino, sul quale annota frasi sconnesse ed apparentemente senza senso. I dialoghi sono rarefatti ma quando la responsabile della casa famiglia nota che Dennis ha indossato, una sull’altra quattro maglie, un altro ricoverato, laconicamente, le risponderà: “Gli abiti fanno l’uomo e meno c’è l’uomo e più cresce il bisogno dell’abito.” Dal romanzo (1990) di Patrick McGrath che l’ha adattato col regista.