Sting street di John Carney – Irlanda – 2016

12 Dicembre 2023 | Di Ignazio Senatore

Dublino. Metà anni ’80. Papà e mamma, in bolletta, decidono di trasferire il quindicenne Connor (Ferdia Walsh-Peelo) in una scuola cattolica, retta da gesuiti, meno costosa e la loro scelta ricade sulla Synge Street, il cui motto è l’enfatico “Viriliter man”, “Agisci da uomo”.

Come mette piede a scuola, Connor s’imbatte in Barry (Ian Kenny), il solito bullo che lo prende di mira e nell’autoritario e severo Fratello Baxter (Don Wycheley), direttore della scuola, ma lui non fa una piega, anche perché ha adocchiato Raphinha (Lucy Boynton), una sventola, tutto pepe, che dice di essere una modella.

Per agganciarla, Connor si finge leader di una band e le chiede di comparire in un videoclip. Lei ci sta, ma Connor, chitarrista dilettante, non ha mai composto una canzone e non ha nemmeno una band. Senza perdersi d’animo la compone assieme all’eclettico Eamon (Mark McKenna), a Ngig (Percy Chamburuka) e ad altri due scatenati ragazzini.

La band inizia a provare i brani in voga al tempo ma, Brendan (Jack Reynor), fratello maggiore di Connor, gli suggerisce che, se davvero vuole conquistare il cuore dell’amata, deve comporre dei pezzi originali. Connor non se lo fa ripetere due volte e butta giù un brano dedicato a Raphina che, rapita dal testo, gira con loro il video amatoriale.

Connor scrive un pezzo dietro l’altro, la band è sempre più affiatata ed è alle porte la festa della scuola, dove possono, per la prima volta, esibirsi davanti ad un pubblico. Raphina e Connor, sempre più determinati, fiduciosi e sicuri di sé, decidono di raggiungere Londra per dare una definitiva svolta alla loro vita…

Dopo gli impalpabili Once e Tutto può cambiare, con questa deliziosa commedia sentimentale, Carney fa veramente centro, grazie a dei dialoghi ben calibrati, irrorati da un graffiante e caustico humour britannico e da una trama che fila liscia come l’olio e si chiude con il poetico finale di stampo favolistico.

La musica sembra essere l’unica medicina che lenisce il dolore dei due protagonisti, vittime degli immancabili guasti familiari (la madre di Connor s’innamora di un altro uomo e si separa dal marito; il padre di Raphina è un alcolizzato e la madre una psicotica).

In questo classico percorso di formazione Connor (cambierà look a seconda delle band che lo influenzano musicalmente e dapprima diventa biondo come Simon Le Bon dei Duran Duran, poi vira nel dark, in omaggio ai Cure, e dopo aver imitato Tom Hadley degli Spandau Ballet, troverà, finalmente un proprio look personale), sul finale, si prenderà una rivincita sul perfido Baxter e, nel concerto finale, lo irriderà, lanciando dal palco, una maschera che ritrae il suo volto e che verrà indossata dagli allievi della scuola.

Raphina, dal canto suo si sbarazzerà di un fidanzato che non la merita e giorno dopo giorno crederà sempre più in se stessa. A fare loro da contorno il fratello maggiore di Connor (un bravissimo Jack Reynor), metà filosofo, metà scoppiato, un paio di ragazzini con la passione per il rock e fratello Baxter, il classico prete violento, manesco, rigido ed ottuso.

Ferdia Walsh-Peelo e Lucy Boynton, hanno il faccino giusto e la colonna sonora è godibilissima. Piccolo inserto con il videoclip dei Duran Duran che cantano “Rio”. Curiosità: le canzoni originali che cantano gli Sting Street sono composte dallo stesso regista e da Gary Clark.

Per un approfondimento sul tema “Cinema e musica” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.

Comments are closed.

Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi