Storia di Piera di Marco Ferreri – Italia – 1983 – Durata 105’ –V.M 18

1 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Storia di Piera di Marco Ferreri – Italia – 1983 – Durata 105’ –V.M 18
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Eugenia (Hanna Schygulla) una donna giovane e bella con degli evidenti problemi psichiatrici è la moglie di Lorenzo (Marcello Mastroianni) un garbato intellettuale comunista. Eugenia vive secondo il principio del piacere e, libera come il vento, non si fa scrupoli di portare con sé, nelle scorribande amorose, Piera (Bettina Gruhn) la sua bambina. Con il passare degli anni, Eugenia e Lorenzo finiscono in manicomio e Piera (Isabelle Huppert), divenuta un’attrice di successo, si prende cura di loro.

Marco Ferreri ambienta la vicenda negli Anni 30 e ci regala una pellicola delicate, sognante, surreale, venata da una sottile melanconia. La follia di Eugenia è mostrata senza alcuna malizia e le sue avventure erotiche (quasi sempre fuori campo) sono descritte come l’estremo e disperato tentativo di una donna di avere intorno a sé affetto e calore umano. Nel corso del film lei stessa si rivolge a Piera e facendo riferimento a Lorenzo le dice: “Sempre da solo quell’egoista. Non ho nessuno con cui parlare.” Lorenzo è descritto come  un uomo talmente innamorato della moglie da accettare, in silenzio e remissivamente, i suoi frequenti tradimenti. Piera è, invece, una bambina precocemente adultizzata ed allo psichiatra del manicomio che visita Eugenia, a muso duro, urla: “Sono responsabile io della mamma, quando il babbo non c’è”. Il dottore, di rimando, senza battere ciglia, mostrandole due oggetti che ha sulla propria scrivania, le risponde:  “Li vedi questi ciclisti? Si muovono di qua e di là ma non perdono mai l’equilibrio. Questo pagliaccio, invece, se lo tocchi, perde l’equilibrio, è squilibrato, come la tua mamma. Bisogna fare qualcosa per lei, sai? Ha bisogno di una bella scarica che la rimette in sesto. Porta qui tua madre. Bella com’è non merita davvero di star male. Poi ha fatto dei bei figli, (le palpeggia il seno) con queste belle tettine.”  Nonostante l’infanzia sregolata, Piera sembra mantenere intatto il proprio equilibrio mentale e l’unico cedimento che si concede è uno svenimento dopo una recita ma è prontamente consolata da Arianna, la sua amante. Sullo sfondo l’amore tenero ma incestuoso con il padre, al quale, quando era bambina, Piera chiedeva insistentemente: ”La lascerai, Eugenia, vero?”. Il manicomio è descritto come un luogo spoglio e disadorno ed in una scena dai contorni grotteschi un infermiere sbraita energicamente contro Lorenzo che s’infila nel letto di un altro ricoverato ed in una successiva rasa i capelli di Eugenia (quasi) a zero perché si era beccata i pidocchi. Dal romanzo Storia di Piera di Piera Degli Esposti e Dacia Maraini, ambientato dal regista da Bologna all’Agro Pontino. Palma d’oro a Cannes per Hanna Schygulla.

Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni

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