Londra, 1912. Maud Watts (Carey Mulligan), giovane donna, è sposata con Sonny (Ben Whishaw) e, da quando aveva sette anni, lavora nella lavanderia industriale di Mr. Taylor (Geoff Bell), un uomo senza scrupoli che abusa sessualmente delle operaie e le maltratta, impunemente.
La città è in fermento perché un numero sempre maggiore di donne, capitanate da Emmeline Pankhurst (Meryl Streep), fondatrice e leader carismatica della Women’s Social and Political Union, si batte per ottenere il voto alle donne e l’equiparazione salariale con gli uomini.
Maud è uno spirito libero e, nonostante l’opposizione del marito, che la vorrebbe passiva e sottomessa, frequenta altre suffragette: Violet Miller (Anne-Marie Duff), sposata con un marito ubriaco e violento, Emily Wilding Davison (Natalie Press) e Edith Ellyn (Helena Bonham Carter).
Maud partecipa assieme a altre centinaia di donne ai cortei di protesta ed è arrestata. Il marito la ripudia, la caccia di casa e dà il loro figlio in adozione a una ricca coppia borghese.
L’ispettore Arthur Steed (Brendan Gleeson), intanto, cerca di incastrare le suffragette più “pericolose che, senza sprezzo del pericolo, agiscono clandestinamente e, radicalizzando sempre più la loro lotta, infrangono con le pietre le vetrine dei negozi, boicottano le linee telegrafiche, collocano delle bombe nelle cassette della posta e mettono in atto degli imponenti scioperi della fame.
I giornali non fanno alcun accenno alle loro battaglie e alle loro azioni di disubbidienza civile e, allora, Emily Wilding Davison, per attirare l’attenzione dei media sulla loro causa, nel corso di un importante incontro ippico a Epson, perde volontariamente la vita, gettandosi sotto il cavallo di re Giorgio V….
Il film si apre con le immagini delle donne che sgobbano e sudano in una malsana lavanderia invasa dai vapori, mentre la voce fuori campo di un uomo che sentenzia:
“Le donne non possiedono l’indole pacata o l’equilibrio mentale per esercitare il giudizio nelle questioni politiche. Permettere alle donne di votare comporterebbe la perdita della struttura sociale. Le donne sono ben rappresentate dai loro padri, fratelli, mariti. Le donne pretenderebbero di essere elette in Parlamento, di diventare giudici, ministri.”
Con questo film corale, la regista (Brick Lane, Rocks…) attinge alle lettere, agli archivi e ai diari intimi e mai pubblicati delle fiere e indomite donne del tempo e, spazza via, in un colpo, la distorta ed edulcorata rappresentazione delle suffragette.
In luogo di mammolette, tutte pizzi e lustrini, Gavron le mostra come delle vere e proprie combattenti che, sacrificando gli affetti e la vita privata, alzarono sempre più il tiro, fino a sfidare, dichiaratamente, l’ordine costituito.
Nel descrivere la lunga battaglia delle femministe inglesi verso l’emancipazione e la conquista del diritto al voto (che il governo inglese autorizzò solo nel 1928), la regista, mette intelligentemente al centro della narrazione, nei panni della tenace e battagliera Maud, Carey Mulligan, uno scricciolo dal faccino acqua e sapone.
Peccato per la confezione un po’ troppo liquorosa, che finisce per penalizzare la fruizione del film. Meryl Streep seppure compaia solo per due minuti circa, illumina la scena.
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