Teresa (Monica Vitti) è una donna romantica, ingenua e piena di energia che per sbarcare il lunario è costretta a fare la cameriera ad un anziano cavaliere. S’innamora di Sisto, rimane incinta e si sposa ma il marito parte per la guerra e muore poco dopo. Teresa si trasferisce a Roma e, grazie alla frequentazione di alcuni ladruncoli, diviene una borseggiatrice che opera nei cinema e sugli autobus. Tutto fila liscio finché, beccata dalla polizia, non finisce in galera e dopo varie vicissitudini, abbandonata da tutti, trascorre diversi anni nel manicomio giudiziario di Pozzuoli dove uscirà ormai logora ed anziana.
Tratto dal romanzo Memorie di una ladra di Dacia Maraini, girato nel manicomio di Aversa e cucito su misura per far esplodere il talento comico di Monica Vitti, il film alterna episodi tristi e melanconici ad altri pieni di brio e di vitalità. Nel corso della narrazione Teresa è internata la prima volta in manicomio giudiziario perché dei famelici parenti, facendola passare per matta, le strappano il figlio e la seconda volta, perché essendo l’unica reclusa del carcere, non tollerando più quel malsano isolamento, aveva dato fuoco alle suppellettili della cella. Il manicomio giudiziario dove è internata per anni appare come un luogo spettrale, buio e privo di speranza con le classiche pazienti sdentate ed indementite, vestite tutte con un camicione bianco. A rendere ancora più invivibile e soffocante il clima nel manicomio la presenza di monache, sadiche e violente che picchiano di santa ragione le povere internate.
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