Ci sono degli archetipi narrativi duri a morire. Uno tra questi (Cappuccetto rosso docet) è quello del lupo cattivo. Ne rinverdisce la pessima ed immeritata fama questa pellicola che narra di un aereo, dove viaggiavano degli operai di una compagnia petrolifera in Alaska, che precipita appena dopo il decollo e che si schianta in una landa isolata e ghiacciata. Sei persone sopravvivono miracolosamente alla sciagura e provano disperatamente ad organizzarsi. Il più attivo di tutti è John Ottway (Liam Neeson), un ex militare, pagato per uccidere i branchi di lupi che minacciavano in quell’area la sicurezza degli operai. In questa lotta impari tra l’uomo e le forze avverse della natura, chi vincerà la sfida; i sopravvissuti o i famelici lupi?
Il regista (che si è ispirato al racconto “Ghost Walker” di Ian Mackenzie Jeffers) prova a disseminare qua e là delle considerazioni filosofiche sulla morte e sul destino dell’uomo, mescola i personaggi, donando incoscienza e sprezzo del pericolo a qualcuno ed un pizzico di umanità agli altri, inserisce dei teneri flashback che mostrano John con la moglie morta qualche tempo prima, e lascia che i veri protagonisti della vicenda siano i maestosi e selvatici lupi ed il gelido ed inospitale paesaggio. Helmer Joe Carnahan, rifiutando la comodità degli Studi, ha scelto di girare la vicenda tra il freddo ed il gelo, ma nonostante tutto devo confessare che mi hanno fatto più paura gli uccelli di Alfred Hitchcock che i suoi lupi.
Recensione pubblicata su Segno Cinema N 183 sett-2013
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