The happy prince L’ultimo ritratto di Oscar Wilde di Rupert Everett – Italia, Belgio, Germania, G.B – 2017 – Durata 105’

19 Marzo 2025 | Di Ignazio Senatore

Anno 1887. Francia. Dieppe. Oscar Wilde (Rupert Everett), ormai anziano, è appena uscito di galera dopo aver scontato due anni di lavori forzati, perché omosessuale.

Ad attenderlo gli amici di sempre; il giornalista Reggie Turner (Colin Firth) e il critico letterario Robbie Ross (Hugh Dancy), segretamente innamorato di lui.

Nonostante abbia assunto l’identità fittizia di Sebastian Melmoth, è un personaggio fin troppo famoso per passare inosservato ed é violentemente deriso da un gruppo di adolescenti e cacciato dall’albergo dove alloggiava.

Perennemente in fuga, lontano da sguardi indiscreti, Wilde si rifugia a Napoli dove, raggiunto da Alfred Douglas, detto Bosie (Colin Morgan), il suo amante, continua a circondarsi di giovani fanciulli, a bere assenzio e champagne e a dissipare i pochi averi che la moglie Constance gli passa regolarmente.

Lady Douglas decide di non elargire i sussidi al figlio finché continua a vivere con Wilde. I due amanti si ritrovano al verde e Bosie, per non perdere la cospicua rendita paterna, abbandona Wilde che, sprofonda ancor più nella disperazione.

A dargli un altro duro colpo, la notizia della morte di Costance e il divieto a non poter prendersi cura dei due figli. La sua salute è sempre più minata dalla sifilide e…

Ruperett, all’esordio, spiazza tutti con questa pellicola profondamente decadente e, in luogo del Wilde famoso per i successi teatrali o letterari o del dandy che snocciola battute e salaci aforismi, mostra il dramma di chi, nel giro di tre anni, da osannato e ammirato in patria, all’opposto é profondamente osteggiato e disprezzato. In piena crisi creativa, senza un soldo e profondamente minato nello spirito e nel fisico, Wilde è descritto come un uomo che si strugge dai sensi di colpa per aver travolto nello scandalo l’amata Constance e i figli.

Everett lo mostra anche (e soprattutto) come un gaudente che, grazie al denaro di Bosie e degli  amici, continua a vivere nel lusso e a pagare i ragazzi per soddisfare le sue voglie sessuali. L’ambientazione è per lo più cupa e malinconica e, nel corso della narrazione, si assiste al graduale disfacimento dello scrittore irlandese, divorato da acciacchi e dalla sifilide.

Rupert ci regala grandi pagine di cinema quando, in bilico tra sogno e realtà, Wilde veste i panni di Melmoth, canta nelle bettole parigine e narra delle favole per bambini a due ragazzi di strada.

Rupert Everett sontuoso. Da segnalare sullo scrittore inglese i film Ancora una domanda, Oscar Wilde di Gregory Ratoff (1959),  Il garofano verde di Ken Hughes (1960) e Wilde  di Brian Gilbert  (1997)

 

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