Lousiana. Il diciassettenne Mike Lassiter (Gabriel Basso) è accusato di aver ucciso il padre Boone (Jim Belushi), con un coltello conficcato in pieno petto.
Le prove contro di lui sono schiaccianti e, essendo stato trovato sulla scena del crimine, l’accusa è di omicidio volontario. L’impresa di Richard Ramsey (Keanu Reeves), amico di famiglia e avvocato difensore di Mike, sembra impossibile.
ùDal giorno del delitto, Mike, infatti, si è chiuso in un mutismo assoluto e non risponde a nessuna domanda che gli viene rivolta.
Al fianco di Ramsey, l’avvocatessa Janelle Brady (Gugu Mbatha Raw), figlia di uno stimato avvocato. Le testimonianze contro Mike confermano l’impianto accusatorio e, invano, Ramsey cerca di convincere Mike a collaborare e a aiutarlo a difenderlo. Al processo, la vedova Lassiter (Renée Zellweger) conferma che Boone era un uomo violento, prepotente e arrogante e che maltrattava e umiliava lei e il figlio.
Mike è chiamato sul banco degli imputati e, nel corso dell’interrogatorio, si scioglie e dichiara che il padre lo stuprava, regolarmente, da anni.
Dopo questa sconcertante rivelazione, Mike inizia a collaborare sempre più con Ramsey e gli suggerisce come muoversi e quale strategia adottare.
Janelle, però, inizia a dubitare della versione di Mike e comunica a Ramsey i suoi dubbi relativi alla deposizione della vedova. La giuria assolverà l’imputato o lo riterrà colpevole?
La regista (Frozen river – Fiume di ghiaccio) fa largo uso della voce off di Ramsey e lascia che scelga una linea difensiva alquanto originale e rischiosa. Il suo piano, infatti, è quello di fare in modo che la giuria accumuli prove su prove contro il suo assistito, per poi puntare, sul finale, a ribaltare l’esito a suo favore.
Anche se il finale, un po’ troppo cervellotico e pasticciato, è un vero colpo a sorpresa, la confezione è patinata, non ha accelerazioni, e la lentezza del processo finisce per sfinire lo spettatore.
ùDa segnalare, però, l’amara riflessione di Ramsey che, nel corso del film, dichiara: “Per ogni avvocato difensore arriva il momento di scegliere tra il suo bisogno di conoscere la verità e l’interesse del cliente.”
Reaves, anche se un po’ legnoso, se la cava con il mestiere, Renée Zellweger totalmente fuori registro.
A meritare la sufficienza è il solo Belushi, un po’ troppo ai margini della vicenda. Il titolo originale, meno confusivo, più diretto e deciso, di quello italiano, rimanda a “tutta la verità”, quella svelata sul finale.
Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.