Remake de Lo smemorato di Collegno (1958) è ambientato nel 1926 e ci mostra un vagabondo (Ben Gazzarra) amnesico, ricoverato nel manicomio di Collegno, e recluso per mesi in una cella d’isolamento. I medici non riescono a cavare un ragno dal buco ed allora decidono di pubblicare la sua foto su alcuni quotidiani. Giulia Canella (Giuliana De Sio), una facoltosa signora di Verona, è convinta che l’uomo sia il marito Giulio e lo smemorato è dimesso dal manicomio e va a vivere con lei. Dopo poco la signora Bruneri riconosce in lui il marito Mario, un tipografo anarchico che l’aveva abbandonato anni prima. Nel corso del processo alcuni testimoni confermano che l’uomo è Cannella, altri che è Bruneri. La sentenza finale, scontentando tutti, dichiara che lo smemorato non è Bruneri ma non è possibile accertare che sia Canella. Il film ci mostra, nelle prime battute come venivano curati allora i pazienti all’interno del manicomio di Collegno. All’ingresso nell’ospedale psichiatrico il protagonista è condotto nella mensa ed al suo arrivo gli altri ricoverati si agitano, scalpitano, urlano e gli infermieri, per tutta risposta, lo incarcerano in una camicia di forza. Sottoposto ad un periodo d’osservazione, lo smemorato è segregato in una cella spoglia, legato al letto con delle fascette di contenzione, nutrito con del cibo speciale, triturato e ridotto a poltiglia chiamato “pupparola” e costretto a bere da uno straccio imbevuto di acqua.
Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni
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