Vincere di Marco Bellocchio – 2009- Durata 128′

2 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore

Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno) infiamma il cuore di Benito Mussolini (Filippo Timi), giovane socialista rivoluzionario, direttore de L’Avanti e, dopo averlo sostenuto economicamente ed essergli stato al suo fianco nelle battaglie antimonarchiche ed anticlericali, lo sposa in chiesa e gli dà un figlio Benito Albino, riconosciuto dal padre. Scoppia la I° guerra mondiale, Benito va al fronte e successivamente, assorbito dall’inarrestabile carriera politica, si allontana definitivamente da Ida, fino ad escluderla dalla propria vita. Accecata d’amore, convinta di poter ricongiungersi ad un uomo al quale ha donato tutta se stessa, Ida l’inonda di lettere accorate senza ricevere mai alcuna risposta. Sola e senza mezzi di sussistenza, tira su il figlio tra stenti e difficoltà ed, ancora innamorata del Duce, griderà ai quattro venti la sua verità. Divenuta una minaccia per Mussolini, che intanto ha sposato civilmente Rachele Giudi (Michela Cescon) ed ha avuto una figlia da lei, Ida è ricoverata in manicomio dove, con la complicità delle autorità e dei medici, dopo aver subito violenze e maltrattamenti, continuerà da sola la sua vana battaglia per essere riconosciuta come moglie legittima del Duce e madre del suo primo figlio maschio.

Con il suo tocco personale ed inconfondibile, Bellocchio mette in scena la tormentata vita di Ida Dalser, colpevolmente dimenticata dalla Storia, ritornata alla luce grazie alle ricerche di due giornalisti  (Novelli e Laurenti) che avevano ripreso una notizia apparsa negli anni Cinquanta su “La Settimana INCOM Illustrata”.

In questo melodramma cupo e fosco ed a tratti “elettrico” e roboante, il regista piacentino mette al centro del racconto la dirompente passione della protagonista che, per tutto il film reclama i suoi diritti di donna, moglie e madre e che non arretra mai di un passo, finendo, inevitabilmente, vittima degli spietati metodi repressivi messi in atto contro di lei dal regime.

In una scena clou del film Riccardo Paicher (Fausto Russo Alessi), un uomo innamorata di Ida e che si prende cura del piccolo Benito Albino, a muso duro, le dice: “Tuo figlio ha bisogno di normalità. Perché non ti metti il cuore in pace? A scuola non va bene, è distratto, é irrequieto, i voti sono brutti. Siamo sorvegliati notte e giorno come dei criminali. Pensi la guardia d’onore perché sei la moglie di Mussolini? Continua così e perderai il bambino. Oggi ho evitato per un soffio che mi togliessero la tutela. Il giudice mi conosce, è stato comprensivo. Ma domani? Vogliono affidarlo a qualcun altro, un fascista, uno di loro. Tu ti devi calmare. Stanno diventando tutti fascisti. Hanno minacciato di licenziarmi dalla banca. Che cosa facciamo?Andiamo a chiedere la carità? E’ una battaglia persa, ragiona, sono più forti. Rassegnati!” Senza battere ciglia, Ida gli risponderà: “Non posso rassegnarmi. Io sono la moglie. Io lo amo e sono convinto che anche lui mi ama. Sono la madre del suo erede naturale.”

Rinchiusa in un anonimo manicomio, retto da suore-carceriere, legata a letto, dopo essere stata interdetta, perderà l’affidamento del figlio che scivolerà nel baratro della follia e finirà in manicomio. Il regista piacentino raffredda però troppo la narrazione con i cinegiornali dell’epoca dell’Istituto Luce che raccontano l’inesorabile ascesa di Mussolini e questo mescolare fiction e storia finisce a lungo andare per appesantire eccessivamente la narrazione.

Per i rimandi filmografici, le schede film ed un esaustivo approfondimento sul tema si rimanda ai volumi “Cinema Mente e Corpo” e “Cinema (italiano) e psichiatria” di Ignazio Senatore – Zephyro Edizioni

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