Martyn Howard (Michael J. Fox), è una schiappa a basket, ma prova a impegnarsi con tutte le sue forze per guadagnarsi un posto in prima squadra. Timido ed impacciato, un giorno è in auto con i compagni di classe che hanno una gran voglia di bere qualche alcolico; sono però tutti minorenni e l’inflessibile gestore del negozio non ha nessuna voglia di perdere per colpa loro la licenza. Martyn vuole però dimostrare a tutti che riuscirà nell’impresa e non appena entra nel negozio, senza accorgersene, scopre che i suoi occhi, diventati di brace, hanno ipnotizzato il negoziante, che senza battere ciglio gli vende dell’alcol. Martyn, dopo essere rientrato precipitosamente a casa, comprende che si è trasformato in un lupo mannaro, che il suo corpo è dotato di una straordinaria potenza atletica e che lui stesso può determinare questo cambiamento, ogni qual volta lo desidera. Dopo aver svelato il suo segreto all’amico Stiles (Jerry Levine) e poi a Boof (Susan Ursitti), la sua ragazza, un giorno, mentre sta giocando a basket, si trasforma in licantropo, segnando canestri a valanga. Soprannominato “lupo” e divenuto il beniamino del pubblico e dei compagni di scuola, vince da solo ogni partita ed attira, inevitabilmente, l’attenzione di Pamela (Lorie Griffin), una biondina che, fino ad allora, lo aveva sempre tenuto a distanza. Ma il fidanzato della ragazza è geloso e, nel corso del ballo della scuola, affronta Martyn che reagisce in maniera violenta, scatenando la disapprovazione dei compagni di scuola. Martyn comprende allora che deve dire addio a “lupo” ed essere se stesso. E’ in programma la finale di basket e tutti i compagni di scuola hanno voglia di vincerla…
Pellicola insolita e bizzarra che mescola il genere fantasy-horror con la classica commedia giovanile. L’inizio è schioppettante e Martyn, fa tenerezza per la sua disarmante ingenuità ed incapacità di fronteggiare situazioni che richiederebbero più coraggio ed intraprendenza. La scelta del simpatico Michael J. Fox rassicura però lo spettatore e la sua trasformazione in licantropo (la luna piena e le atmosfere notturne sono completamente estranee alla sua trasformazione) non incute né inquietudine, né terrore. Fedele ai canoni della commedia il regista Rod Daniel lascia che i compagni di scuola, una volta scoperto che Martyn è un lupo mannaro, invece di darsela a gambe levate per lo spavento, all’opposto, senza mostrare un minimo spaesamento, lo proclamano il loro idolo, lo circondano d’affetto ed ammirazione e gli chiedono perfino l’autografo. La trasformazione di Martyn in licantropo potrebbe dar luogo a numerose interpretazioni psicoanalitiche e/o antropologiche, ma al di là del classico percorso di formazione, non credo che Rod Daniel abbia voluto proporre chissà quale misteriosa chiave di lettura. Il titolo in italiano (come al solito) è assolutamente meno convincente dell’originale, che fa un esplicito rifermento agli aspetti animaleschi, da lupo, del protagonista. Sequel nell’87, diretto da Christopher Leitch.
Per un approfondimento sul tema “Cinema e sport” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il campione recita”, edito da Absolutely Free.
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