Wild di Jean-Marc Vallée- Canada – 2015

L’erranza, come si evince dal suo significato, contiene in sé l’errare, termine inteso sia come il commettere errori, sbagliare che il vagare, vagabondare. Wild, pellicola diretta da Jean-Marc Vallée, tratta da un libro scritto dalla stessa protagonista della vicenda e sceneggiata dal talentuoso Nick Hornby, declina perfettamente le due anime insite nell’erranza e ci mostra la fragile Cheryl Strayed (Reese Witherspoon) che, dopo la morte dell’amata madre (Laura Dern) ed aver mandato a rotoli il proprio matrimonio, grazie ai propri comportamenti autodistruttivi, decide di affrontare, in perfetta solitudine, ed a piedi, il Pacific Crest Trail, un percorso aspro e impervio di circa 1600 chilometri, lungo la costa del Pacifico con la speranza di ritrovare, alla fine del viaggio, se stessa.

In questo film di formazione il regista fa una precisa scelta di campo e, lontano mille miglia dalle atmosfere di Into the wild di Sean Penn, lascia che i selvatici e maestosi paesaggi fungano solo da sfondo alla vicenda. A Vallée non interessa impaginare un “on the road” per aspiranti scout o per escursionisti patiti del trekking, ma mettere a nudo il paesaggio “interno” della protagonista. Con maestria pedina, scava, perlustra con la mdp il volto della fragile e smarrita protagonista e dall’altro, senza enfasi o leziosità, inserisce nella narrazione dei flashback che ci riportano agli eventi dolorosi che hanno segnato duramente la vita di Cheryl. Non siamo nemmeno dalle parti de La Via Lattea di Bunuel e la volitiva e tenace Cheryl non incontra lungo il percorso pellegrini alla ricerca delle fede, ma solo altri sbandati e losers che, come lei, provano, a dare un senso alla propria esistenza. Il brano El condor pasa di Simon & Garfunkel, che di tanto in tanto fa da sottofondo, rende ancora più magnetica e suggestiva la fruizione del film.

Recensione pubblicata su Segno Cinema N. 195 – Settembre – Ottobre  2015