Wilde di Brian Gilbert – GB – USA – Giappone – Germania – 1997 – Durata 116’

16 Giugno 2024 | Di Ignazio Senatore

Anno 1883. Londra. L’irlandese Oscar Wilde (Stephen Fry), scrittore arguto e tagliente , sposa Constance Lloyd (Jennifer Ehle) e dal loro matrimonio nascono due figli. Robert Ross (Michael Sheen), un giovane canadese frequenta la sua abitazione e risveglia in lui emozioni tenute a freno per anni.

I due diventano amanti, ma Wilde, per non compromettere la propria immagine pubblica, riesce a celare anche alla moglie la propria omosessualità. Raggiunto l’apice della fama con Il ritratto di Dorian Gray e Salomè, Wilde conosce il giovane lord Alfred Douglas, detto Bosie, (Jude Law), un ragazzo sfrontato e anticonformista che lo spinge a vivere la loro travolgente relazione alla luce del sole.

Wilde trascura moglie e figli e il papà di Bosie, dopo averlo invitato a non frequentare più il figlio, lo denuncia. Scoppia lo scandalo; Costance chiede il divorzio e, al termine del processo, Wilde è condannato a due anni di lavori forzati…

In questa pellicola Gilbert (Non senza mia figlia, Tom & Viv Nel bene, nel male, per sempre…) attinge alla biografia Oscar Wilde di Richard Ellmann e, fedele ad una rappresentazione classica e un po’ leziosa, punta su una sontuosa ambientazione e su dei costumi da favola.

Per la prima parte del film il regista mostra Wilde come un marito amorevole e un padre affettuoso che narra le favole ai figli ancora piccini. Dopo l’entrata in campo di Robert e soprattutto di Bosie, la vicenda cambia passo e il regista indugia, senza mai scadere nel volgare o nel pruriginoso, sugli “scandalosi” amori dello scrittore.

Il passo diventa più lento e si assiste alla chiara contrapposizione tra Wilde, che vorrebbe vivere la relazione con Bosie lontano dagli occhi indiscreti dei benpensanti e, all’opposto, il giovane amante che vuole squarciare il velo dell’ipocrisia imperante e si batte per rendere pubblica la loro unione.

Wilde è mostrato come un innamorato che, pur intuendo i rischi cui andrà incontro, non si oppone al volere di Bosie e si lascia trascinare negli Inferi. Nel finale Gilbert lo descrive come un martire della libertà che si batte perché l’omosessualità non venga considerata peccaminosa, al punto da essere condannata con i lavori forzati.

Gilbert ha il merito di non descrivere Wilde come una macchietta e cita solo un paio degli aforismi dello scrittore che lo hanno reso popolare presso il grande pubblico. Da segnalare sullo scrittore inglese il film Ancora una domanda, Oscar Wilde di Gregory Ratoff (1959) e Il garofano verde di Ken Hughes (1960).

 

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