Daniele Rossi, numero 10 sulla maglia è il classico calciatore dai piedi vellutati. A sette anni è tesserato dalla Roma, a diciassette premiato come migliore calciatore in un torneo internazionale e successivamente, su passaggio di Totti, segna un gran goal in finale contro il Milan, vincendo il titolo nazionale Allievi.
Convocato in prima squadra, mentre sta giocando a Norcia contro il Palermo, per una buca del terreno, s’infortuna al ginocchio ed è operato al crociato.
Dopo una lunga riabilitazione, riprende gli allenamenti, ma il ginocchio è sempre dolorante, colpa di una vite messa male durante l’operazione.
Daniele si lascia divorare dalla tristezza, pensa al suicido. Si riopera ed a ventiquattro anni ritorna a giocare. Ma ormai è troppo tardi per rientrare nel grande giro.
Marco Caterini, convocato come portiere titolare nella Nazionale italiana per gli Europei Under 16, si infortuna ad un ginocchio ed al suo posto subentra Buffon.
Diventa maggiorenne e deve essere tesserato, ma Franco Zavaglio, il suo procuratore, stranamente, invece di un buon contratto, gli offre di giocare nel Guidonia o nel Tricase, un paesino la punta estrema della Puglia in Serie D.
Marco non ci sta, per un po’ molla tutto e poi va a giocare nel Fiumicino, una squadra di dilettanti vicino casa. In un’amichevole incontra la Roma ed in quell’occasione fa miracoli e para anche un rigore a Paulo Sergio. Continua a giocare in alcune squadre di dilettanti in Sicilia ed in Sardegna, poi ritorna vicino casa e chiude la carriera nel Terracina.
Giulio Capponi, per rimanere con i genitori, dopo aver rifiutato di sottoporsi ad un provino con il Parma e con l’Inter, diviene il titolare della Nazionale Under 17.
In un’amichevole al Bernabeu contro il Real Madrid, in occasione dell’addio al calcio di Butragueno, la Roma di Carletto Mazzoni lo schiera titolare.
Convocato in prima squadra, non rispetta per due volte gli orari imposti dalla società ed è beccato con una ragazza. Messo ai margini della prima squadra, è retrocesso a giocare con la Primavera della Roma. Deluso, finisce a giocare, in Eccellenza.
Non è da tutti giocare al fianco di Totti e del “principe” Giannini o sapere che un certo Buffon ti fa da riserva.
Con questo toccante docu-film Paolo Geremei, schierandosi, dalla parte degli “ultimi”, senza retorica o scivolare nel melassa, ci narra la storia di tre calciatori, al tempo, giovanissimi che si sono trovati ad un passo dalla gloria e proprio quando pensavano di toccare il cielo con un dito, per colpa di un infortunio o di qualche ingenuo ed infantile comportamento, hanno dovuto rinchiudere per sempre i loro sogni in un cassetto.
I tre protagonisti si raccontano senza enfasi, senza recriminare, né contro il Fato, né contro il sistema calcio spietato e disumanizzante; c’è chi prova rabbia e tristezza, chi, melanconicamente, è deluso perché nessuno gli ha offerto una seconda possibilità, chi, infine, prendendo atto della realtà, senza ripiegarsi nostalgicamente, al passato, prova a guardare avanti, insegnando in una scuola calcio.
Tra gli intervistati Bruno Conti ed Ezio Sella.
Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il cinema fa goal. I100 film più belli sul calcio”, edito da Absolutely Free.
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