Ignazio Senatore intervista Corinne Clery: “Mio padre mi disse che non ero sexy, io accettai Histoire d’O”

23 Agosto 2022 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Corinne Clery: “Mio padre mi disse che non ero sexy, io accettai Histoire d’O”
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Corinne Clery, Maria Grazia Cucinotta, Ornella Muti e Pino Quartullo sono alcuni degli ospiti della 21esima edizione del “Villamare Festival Film&Frineds”, che si terrà da oggi fino al 27 agosto, in Piazza Portosalvo, per la direzione artistica di Andrea Alex Nobile. Ad aprire le danze stasera sarà, Corinne Clery, attrice francese, nota al largo pubblico per aver interpretato alcune delle commedie più divertenti degli anni Ottanta e Novanta, ma anche film diretti da Ugo Tognazzi, Carlo Lizzani, Lucio Fulci e Damiano Damiani.

All’anagrafe è Corinne Marie Picolo. Come è nato il suo nome d’arte?

Al tempo Michel Piccoli e Ottavia Piccolo erano molto famosi e i produttori, insistettero perché cambiassi cognome. Diedero allora mandato a degli esperti di scegliere un nome d’arte. Secondo loro affianco a Corinne, avrebbe funzionato un cognome con la stessa iniziale, così come per Claudia Cardinale. Dopo Cartier, che scartai, mi proposero Clery perché orecchiabile e facile da declinare in lingue diverse. La cosa divertente era che, non essendo abituata al mio nome d’arte, quando mi chiamavano al trucco, non rispondevo.

Il suo primo successo internazionale fu nel 1975 con “Histoire d’O” di Just Jaeckin, diventato un film erotico di culto

Prima di accettare quel ruolo, ricordo ne parlai con mio padre, che mi disse: “Ma tu non sei sexy.” E io di rimando: “Lo so!” Mi sono sempre rifiutata di fare il sequel, perché non volevo creare un filone tipo Emmanuelle e rimanere incarcerata in quel nel ruolo. Un personaggio, quello di René, però oggi ancora molto attuale perché, da donna-oggetto, sottomessa e passiva al volere maschilista, nel finale, si riscatta e ribalta il proprio ruolo.

Come sceglie i ruolo da interpretare?

Un tempo lasciavo fare al mio agente, che rifiutò il ruolo che Marco Bellocchio aveva pensato per me in “Marcia trionfale”, poiché con le commedie avrei guadagnato di più. Allora non mi interessava sapere quale regista mi avrebbe diretto e solo dopo capii che avevo perso l’occasione di incontrare un Maestro e recitare al fianco di Franco Nero e Michele Placido. Ho imparato ad essere una donna libera. Oggi, prima di accettare un copione, mi informo su chi è il regista, lo sceneggiatore e con quali attori dovrei lavorare sul set.”

Ha anche interpretato ruoli scomodi e controcorrente come quello di Pina in “Tunnel” di Massimo Pirri.

“Io non fumo, non amo gli alcolici, non ho mai assunto sostanze e mi piaceva affrontare il tema della droga e interpretare un personaggio che, invece, bucandosi, distrugge la propria vita. Ricordo che sul set venne un ex tossico che mi insegnò ad entrare ancora di più nel personaggio.”

Che ricordi ha del film Agente 007 Operazione spazio, uno dei suoi film di maggiore successo?

Non volevo essere una delle tante Bond girl e rifiutai. Il produttore insistette così tanto e mi disse che non solo sarei stata la co-protagonista del film ma che, come regalo, il personaggio si sarebbe chiamata come me. Allora accettai.” 

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 23-8-2022

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