Manchester. Tony Wilson (Steve Coogan), giornalista dell’emittente Granada TV, ha un gran fiuto per la musica e bazzica scantinati e locali di quart’ordine, per scovare chi potrebbe sfondare in campo musicale.
Dopo aver assistito ad un concerto di un gruppo sconosciuto i “Sex Pistols”, propone all’emittente un programma sulle band punk emergenti. Amante dell’avventura e dei rischi, decide di produrre dei dischi con una sua etichetta, la “Factory Records”, proponendo ai gruppi un contratto rivoluzionario che prevede una divisione al 50% degli incassi sulle vendite dei dischi.
La proposta è vincente e Tony inizia a reclutare i talenti migliori sulla piazza; i “Joy Division”, band capitanata dal talentuoso Ian Curtis (Sean Harris), i “New Order”, il cui frontman è Ian Shuaan (Danny Cunningham), gli “Happy Monday” ed i “Chemical Brothers”. Non pago, Tony apre l’Hazienda, un locale che diventa immediatamente di tendenza. Ma lui ama il rischio ed il futuro non sarà avaro di altre sorprese…
Winterbottom (Butterfly kiss, Go now, Benvenuto a Sarajevo, Promised land…) ricostruisce, con un pizzico d’ironia, i fantastici anni del punk inglese ed illustra, con un taglio quasi documentaristico, le tappe che hanno reso mitica la figura di Tony Wilson, manager atipico, lontano mille miglia dai cliché dei soliti produttori discografici che punta(va)no solo ad arricchirsi ed a sfruttare i talenti scoperti.
Il regista fa spesso uso dell’interpellazione e lascia che Steve Coogan, perfetto nei panni del protagonista, si rivolga allo spettatore per narrare circostanze (reali ed immaginarie), per sottolineare date e luoghi che hanno visto nascere le diverse band e guidarlo a ricostruire quegli anni, quando Manchester era la culla della musica punk e l’Inghilterra, attanagliata da una crisi economica profonda, era attraversata dagli scioperi dei trasportatori, delle infermiere e, perfino, di quello dei becchini.
La droga scorre a fiumi e la narrazione è attraversata dalla tragica notizia del suicidio di Ian Curtis, leader e cantante dei Joy Division. In questo film adrenalinico, ricco di battute caustiche ed al vetriolo, Winterbottom lascia che i brani tappezzino l’intero film ed infondono ancora più elettricità ed energia ad una narrazione che procede spedita con il vento in poppa.
Curiosità: nel film sono anche presenti numerosi spezzoni d’epoca, riguardanti alcune esibizioni dal vivo.
Per un approfondimento sul tema “Cinema e musica” si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Cantanti, musicisti e rock band”, edito da Arcana.
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