Gabjta (Laura Vasiliu), studentessa universitaria rumena. scopre di essere incinta ed accompagnata dall’inseparabile amica Otilia (Anamaria Marinca), si reca in un misero alberghetto di Bucarest, fitta una stanza dove è raggiunta dal signor Bebe (Vlad Ivanov), un uomo che la visita, scopre che è al quarto mese avanzato di gravidanza e, con un fare vagamente minaccioso, l‘informa che se si venisse a scoprire che lui ha praticato un aborto, rischierebbe diversi anni di prigione. Le ragazze gli offrono dei soldi ma l’uomo, offeso e sdegnato, chiarisce che è disposto ad aiutare Gabjta ad abortire, a patto che lei e l’amica vadano a letto con lui. Pur avendo scoperto che l’amica era al corrente del patto “scellerato” e che, chiedendole, di accompagnarla, l’aveva incastrata, Ottilia, senza ribellarsi, si concede all’uomo. Gabjta la seguirà a ruota. Praticato l’aborto, di notte, Ottilia, seguendo alla lettera le fredde e spoetizzanti indicazioni di Bebe, si libererà del feto, gettandolo in una pattumiera.
Pellicola durissima e soffocante sugli orrori legati all’aborto clandestino, filmato in maniera spoglia, asciutta ed essenziale in perfetta sintonia con lo stile misero e disadorno della stanzetta dell’albergo che funge da ambientazione alla vicenda. Il regista adotta un taglio realistico e distaccato, pedina con la macchina da presa i protagonisti e raffredda la narrazione con dei dialoghi ridotti all’osso e mostra, impietosamente, le nauseanti modalità con le quali l’uomo procura l’aborto a Gabjta. Dopo averle chiesto di stendersi a letto, le introduce una sonda in vagina, gelidamente, le dice: “Quando cominci a sentire che sta uscendo, siediti sul water, faciliti l’uscita. E’ importante che tu non tagli il cordone, fino a che non è uscita tutta la placenta; se rimane dentro è grave. Non fare niente, finché non scende da solo, non ti muovere. Non buttare il feto nel water, perché s’intasa; né a pezzi, né intero, non fatevi venire delle idee. E non provate a sotterrarlo, perché i cani lo troverebbero. Lo avvolgi in un asciugamano, a cinque fermate di autobus in un altro quartiere, sali al decimo piano di un palazzo qualsiasi e lo butti in uno scarico della spazzatura. E’ chiaro? Misurati la temperatura mattina e sera, fino a trentasette, trentotto lasciala in pace, altrimenti un’aspirina.” Il regista lascia fuori campo le scene dei rapporti sessuali tra Bebe e le ragazze e punta tutto sul contrasto tra l’eroica concretezza di Otilia, una ragazza che, disgustata dagli orrori del mondo, accetta, con rassegnazione, le spietate regole del gioco e si sacrifica per il bene dell’amica ed il sordido cinismo di Bebe, un uomo disposto ad far abortire Gabjta, solo per poter mettere in pratica le sue malsane e perverse fantasie sessuali.
Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Fermi tutti sono incinta Cinema e gravidanza” – Falsopiano Edizioni – 2016
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