4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (4 luni, 3 saptamini si 2 zile) di Christian Mungiu– Romania – 2007 – Durata 113’

18 Marzo 2023 | Di Ignazio Senatore

Gabjta (Laura Vasiliu), studentessa universitaria rumena. scopre di essere incinta ed accompagnata dall’inseparabile amica Otilia (Anamaria Marinca), si reca in un misero alberghetto di Bucarest, fitta una stanza dove è raggiunta dal signor Bebe (Vlad Ivanov), un uomo che la visita, scopre che è al quarto mese avanzato di gravidanza e, con un fare vagamente minaccioso, l‘informa che se si venisse a scoprire che lui ha praticato un aborto, rischierebbe diversi anni di prigione. Le ragazze gli offrono dei soldi ma l’uomo, offeso e sdegnato, chiarisce che è disposto ad aiutare Gabjta ad abortire, a patto che lei e l’amica vadano a letto con lui. Pur avendo scoperto che l’amica era al corrente del patto “scellerato” e che, chiedendole, di accompagnarla, l’aveva incastrata, Ottilia, senza ribellarsi, si concede all’uomo. Gabjta la seguirà a ruota. Praticato l’aborto, di notte, Ottilia, seguendo alla lettera le fredde e spoetizzanti indicazioni di Bebe, si libererà del feto, gettandolo in una pattumiera.

4 mesi, 3 settimane, 2 giorni è una pellicola durissima e soffocante sugli orrori legati all’aborto clandestino. Filmato in maniera spoglia, asciutta ed essenziale, così da essere in perfetta sintonia con lo stile misero e disadorno della stanzetta dell’albergo che funge da ambientazione alla vicenda. Il regista adotta un taglio realistico e distaccato, pedina con la macchina da presa i protagonisti e raffredda la narrazione con dei dialoghi ridotti all’osso e mostra, impietosamente, le nauseanti modalità con le quali l’uomo procura l’aborto a Gabjta. Dopo averle chiesto di stendersi a letto, le introduce una sonda in vagina, gelidamente, le dice:  “Quando cominci a sentire che sta uscendo, siediti sul water, faciliti l’uscita. E’ importante che tu non tagli il cordone, fino a che non è uscita tutta la placenta; se rimane dentro è grave. Non fare niente, finché non scende da solo, non ti muovere. Non buttare il feto nel water, perché s’intasa; né a pezzi, né intero, non fatevi venire delle idee. E non provate a sotterrarlo, perché i cani lo troverebbero. Lo avvolgi in un asciugamano, a cinque fermate di autobus in un altro quartiere, sali al decimo piano di un palazzo qualsiasi e lo butti in uno scarico della spazzatura. E’ chiaro? Misurati la temperatura mattina e  sera, fino a trentasette, trentotto lasciala in pace, altrimenti un’aspirina.” Il regista lascia fuori campo le scene dei rapporti sessuali tra Bebe e le ragazze e punta tutto sul contrasto tra l’eroica concretezza di Otilia, una ragazza che, disgustata dagli orrori del mondo, accetta, con rassegnazione, le spietate regole del gioco e si sacrifica per il bene dell’amica ed il sordido cinismo di Bebe, un uomo disposto ad far abortire Gabjta, solo per poter mettere in pratica le sue malsane e perverse fantasie sessuali.

Per un approfondimento sul tema si rimanda la volume di Ignazio Senatore “Fermi tutti sono incinta Cinema e gravidanza” – Falsopiano Edizioni – 2016

 

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