50 volte il primo bacio (50 first dates) di Peter Segal– USA – 2003 – Durata 99’

20 Settembre 2020 | Di Ignazio Senatore

Hukilau, isola delle Haway. Henry Roth (Adam Sandler) biologo marino, appassionato di delfini e di pesci lavora per il Sea Life Park e non disdegna le avventure galanti. In quel paradiso terreste incontra Lucy Whitmore (Drew Barrymore) una giovane insegnante. I due scambiano, simpaticamente, quattro chiacchiere ed è il classico colpo di fulmine. Il giorno dopo lei non lo degna neanche di un saluto ed Henry, sorpreso e deluso, scopre le ragioni del suo strano comportamento; vittima di un incidente d’auto, Lucy ha conservato la memoria antecedente al trauma ma ha perso quella a breve termine, ed al risveglio, non ricorda niente di quanto le è successo il giorno prima. Nel timore che non possa reggere l’impatto con la realtà, il padre ed il fratello la tengono sotto una campana di vetro e, ripetendo all’infinito sempre gli stessi gesti e le stesse battute, le lasciano credere che è sempre il tredici ottobre, quello precedente il tragico incidente. Riuscirà Henry a conquistare ogni giorno la sua amata?

Commedia non adatta né ai palati fini, né ai buongustai del cinema ma che si srotola senza intoppi fino alla ultima sequenza. Il dramma della protagonista è lasciato sullo sfondo e per (quasi) tutto il film Lucy non sospetta della patologia di cui è affetta ed ogni giorno affronta con rinnovata vitalità gli affetti e le relazioni sociali. Il pezzo forte del film sono le scene che descrivono la giornata tipo della famiglia Whitmore; il padre e il fratello, per non destare sospetti, sono costretti a ripetere gli stessi gesti, a sorbirsi la medesima partita di football, a ri-vedersi fino alla noia Il sesto senso, a mangiare ananas e ad attintare di bianco la stessa parete di casa.

Esilarante la visita di Eddie e Lucy all’ospedale, diretto dal simpatico dottore Keats (Dan Aykroid) esperto nella cura delle amnesie. Tra i diversi ricoverati spicca Tom, un paziente che avendo una capacità mnemonica che non supera i dieci secondi è costretto a  ripetere, all’infinito, a tutte le persone che incontra: “Ciao, sono Tom”.

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