Sin da Immacolata e Concetta (1979), palpitante film d’esordio, Salvatore Piscicelli e Carla Apuzzo, hanno mostrato napoletane “veraci”, passionali e gelose, volitive e sanguigne, disposte a tutto pur di affermare la propria individualità. Maria Capasso (Luisa Ranieri), protagonista del loro ultimo film, non fa eccezione ed è, infatti, una giovane vedova, madre di tre figli. Già temprata alla durezza della vita e con un’infanzia da dimenticare, non si perde d’animo e diventa l’amante di Gennaro (Daniele Russo), un malavitoso che le chiede di diventare una corriera della droga. E’ solo la prima tappa della discesa nell’inferi e, lei, impavida e disposta a tutto, pur di promuovere la propria scalata sociale, affila unghie e ingegno per sopravvivere agli urti della vita. Un melodramma che conferma la vocazione dei registi di declinare un cinema al femminile, lontano dai salotti borghesi e dai personaggi inautentici che popolano gran parte delle pellicole italiane. Non mancano però i nei e i registi s’affidano, infatti, ad una narrazione, in qualche modo prevedibile, priva di scatti e potenza visiva.
Recensione pubblicata sulla Rivista Segnocinema N. 225 – Settembre- Ottobre 2020
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