Morte di un commesso viaggiatore (Death of a salesman) di Volker Schlöndorff – USA – 1985 – Durata 150’

17 Febbraio 2021 | Di Ignazio Senatore
Morte di un commesso viaggiatore (Death of a salesman) di Volker Schlöndorff – USA – 1985 – Durata 150’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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A sessantatre anni, Willy Loman (Dustin Hoffman) non ha più la fibra d un tempo. Commesso viaggiatore, nella speranza di poter arrivare a fine mese, macina chilometri  e, per salvare la faccia in famiglia, chiede a Charlie (Charles Durning) un vecchio amico cinquanta dollari, spacciandola alla moglie Linda (Kate Reid) come la sua paga settimanale. A lei confida di non starci più con la testa e che da un po’ di tempo sta collezionando troppi incidenti con l’auto. Deluso e frustato, Willy ha riposto le residue speranze nei figli ma Harold (Stephen Lang) è un donnaiolo da strapazzo che spende i pochi soldi che guadagna con le giovani conquiste e Biff (John Malkovich) un idealista fannullone, ancora alla ricerca di se stesso. Ad Howard Wagner (Jon Polito)  il titolare della società Willy chiede di non fare più il piazzista in provincia e lui, per tutta risposta, lo licenzia su due piedi. Spremuto come un limone, Willy scopre che, grazie alla sua polizza assicurativa, vale più da morto che da vivo e, per permettere a Linda di affrontare più serenamente la vecchiaia, si suicida.

Remake della pellicola diretta nel 1951 da Laslo Benedek  realizzata per la televisione ma proiettata in Europa sul grande schermo. Schlöndorff  mette in scena il famoso dramma di Arthur Miller e nel ridare vita al dimesso protagonista, ci offre l’altra faccia dell’American Dream. Willy lavora in quella ditta da trentacinque anni, ha visto crescere e sgambettare il suo principale ma quando gli chiede aiuto, Howard, messi da parte sentimenti e riconoscenza, invece di tendergli una mano gli da il benservito. Will è descritto come una persona ormai spenta che si ritrova sempre più spesso a parlare da solo in cortile ed a viaggiare, nostalgicamente, con la mente a ritroso nel tempo. “Non ci sono più favole da raccontare” gli dice a muso duro Biff ma lui, testardo ed inguaribile sognatore, non vuole prendere atto della realtà e s’illude ancora che i suoi figli possano riscattare la sua esistenza piatta ed incolore. Linda è descritta come una donna che lotta, invano, di convincere i  figli ad aiutare un uomo che cerca disperatamente di rimanere ancora a galla. La morte fa capolino nella vicenda fin dalle prime inquadrature ed il tragico epilogo, più volte annunciato, amplifica ancor più il clima cupo e senza speranza che aleggia in tutta la vicenda. Schlöndorff spezza la narrazione con qualche flashback e ci mostra Will, ormai invecchiato ed incanutito che rivede Biff ed Harold, allora bambini e conversa con suo fratello, un uomo più fortunato di lui che, negli anni, ha messo da parte una montagna di quattrini.

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