Chi lo ha detto che il tre è il numero perfetto? Nel cinema, statene certi, non è assolutamente così. Nel lontano 1968 “Tre passi nel delirio”, film diretto da Fellini, Louis Malle e Roger Vadim, c’era un episodio “zoppicante” filmato dall’ex marito di Brigitte Bardot. Nel recente “Eros”, girato da Michelangelo Antonioni, Steven Sodeberg e Wong Kar Way, da dimenticare era quello del grande Maestro ferrarese. In questo “Tickets”, opera diretta da Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami e Ken Loach, da cancellare è, invece, quello dell’altalenante regista iraniano.
In realtà “Tickets” non è un vero e proprio film ad episodi ed i tre maestri si passano, dolcemente, il testimone, (quasi) come per non disturbare lo sguardo dello spettatore. L’idea (originale?) è quella di intrecciare tre storie ambientate in un treno diretto a Roma.
Ermanno Olmi narra di un anziano professore di farmacologia (Carlo Delle Piane) che scopre, quando ormai è già in viaggio, che Sabine (una luminosissima Valeria Bruni Tedeschi) ha riscaldato il suo cuore, ormai, in letargo. E proprio mentre si lascia andare a delle tenere fantasticherie (“La vecchiaia è dover nascondere i sentimenti per non sentirsi ridicoli”) la realtà irrompe brutalmente. Il treno, militarizzato è ”infestato” dalla presenza di soldati americani. Uno di questi, borioso e violento, lancerà in aria il biberon destinato ad un piccolo immigrato. Ed è solo allora che il professore comprende che in un mondo così dannatamente schifoso, non c’è più spazio per l’amore e la nostalgia. Nel vagone ristorante, popolato da ricchi e “distratti” signori, sarà il solo che si prenderà cura del piccolo, ordinando per lui, un bicchiere di latte.
Nell’ultimo “episodio” (graffiante, arrabbiato, commovente) Ken Loach, ci mostra tre giovanissimi tifosi del Celtic, in viaggio per Roma per assistere alla partita della loro squadra del cuore. I ragazzi incroceranno una famiglia di albanesi ed anche in questo caso scatterà la solidarietà tra i popoli.. Peccato che il contributo di Kiarostami affossi il film per la metà del tempo, costringendo lo spettatore ad una mezz’ora e più di insostenibile sopportazione.
L’Articolo- Redazione napoletana del “L’Unità” – 03-04-2005
Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.