La dodicenne Anaïs (Anaïs Reboux) e la sorella quindicenne Elena (Roxane Mesquida) trascorrono le vacanze insieme ai loro genitori. Il padre (Romain Goupil) pensa solo al lavoro e, dopo qualche giorno, stufo di non far niente se ne ritorna in città e affida le figlie alla moglie (Arsinée Khanjian), una donna autonoma ed indipendente che gli promette che rientrerà con loro in auto dopo qualche giorno.
Mentre è al bar con la sorella, Elena, ribelle e carina, incontra Fernando (Libero De Rienzo), uno studente italiano che frequenta l’università e, travolta dai primi fremiti sessuali, inizia a fargli le fusa.
Anaïs, bulimica ed introversa, non dà peso ai comportamenti disinibiti della sorella che, qualche giorno dopo, di notte, noncurante della sua presenza nella stanza, inizia a sbaciucchiare e ad amoreggiare con Fernando.
Anaïs continua ad ingerire montagne di cibo, ad abbronzarsi al sole e a favorire gli incontri tra Elena e Fernando che, per rapire il cuore dell’amata, le dona un prezioso anello.
Elena, ingenua e sognatrice, gli regala la propria verginità, ma ci rimane di sasso quando la madre (Laura Betti) di Fernando, qualche giorno dopo, va a reclamare l’anello, affermando che è il suo.
La madre di Elena scopre la tresca e furiosa tronca su due piedi le vacanze. Il viaggio è lungo e, per evitare di addormentarsi al volante si ferma un paio di ore in una piazzola. Un finale tragico, orrifico ed inaspettato chiude la vicenda.
Breillat (Vergine taglia 36, Sex is comedy, Pornocrazia, Bella addormentata…), regista discussa e scandalosa, leviga al massimo le scene di sesso e narra dell’ambivalente e conflittuale rapporto tra due sorelle adolescenti dal carattere diametralmente opposto.
Anaïs, una ragazzina sensibile, incapace di governare un corpo che umilia sotto strati di grasso ed Elena, frizzante e disinibita, con una smodata ed incontenibile voglia di crescere.
Sin dalle prime battute Elena mostra un feroce disprezzo nei confronti del disordine alimentare della sorella, le rimprovera il suo corpo flaccido e sgraziato e le ricorda, in più di un’occasione, che non diventerà mai bella come lei.
Salda come una roccia, Anaïs non dà peso alle critiche ed ingoia, senza fiatare, offese e umiliazioni. In una scena simbolo, entrambe stanno facendo shopping in un negozio di abbigliamento ed Anaïs sembra intenzionata a provare un vestito eguale a quello scelto da Elena, che l’aggredisce verbalmente e le dice:
“Mica vorrai prendere sul serio le stesse cose che prendo io? Non puoi essere originale una volta tanto? Non basta che mi stai appiccicata, devi anche copiarmi? E tu sei una povera scema che cerca sempre di copiarmi. Ma tu non hai speranze; non sarai mai come me”.
Nonostante le baruffe ed i piccoli screzi, in assenza di figure genitoriali di riferimento, le sorelle si confidano, si sostengono e si supportano a vicenda.
Il film deve la sua forza ad una certa compattezza visiva e ad una narrazione asciutta e stringata. Il finale, dolorosamente cupo, spiazza lo spettatore per la crudezza delle scene ed ammanta la pellicola di un alone pessimista e senza speranza.
Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024
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