Alza la testa di Alessandro Angelini – Italia – 2009

14 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Antonio Mero (Sergio Castellitto), ex pugile dilettante, dopo l’abbandono della moglie Denise, vive nutrendosi del sogno che Lorenzo (Gabriele Campanelli), il figlio adolescente, diventi un giorno, un grande boxeur.

Allenatore severo, esigente e autoritario, si danna l’anima per insegnargli i trucchi del mestiere e, convinto che arriverà alle Olimpiadi, lo allena ogni giorno, da anni.

Il ragazzo promette bene e Antonio per favorire la sua carriera, con la morte nel cuore, si mette da parte e lo affida a Rinaldino, esperto coach di boxe.

Lorenzo continua ad allenarsi con impegno, vince qualche incontro e, quando Antonio scopre che fa il filo ad Ana (Laura Ilie), una simpatica e estroversa ragazza romena, per evitare che lei possa deconcentrarlo e distrarlo dalla carriera sportiva, le chiede di star lontano dal figlio.

Lorenzo non gli perdona quest’intrusione nella sua vita privata, lo accusa di essere insensibile e egoista e, dopo aver litigato ferocemente con lui, si allontana sotto una pioggia battente in sella al motorino che sbanda ed esce fuori strada.

Lorenzo è ricoverato in ospedale in gravissime condizioni e sono vani gli sforzi dei medici per salvarlo.

Spezzato dentro, Antonio autorizza l’espianto del cuore e, qualche mese dopo, si mette sulle tracce di Sonia, un trans che vive ai confini con la Slovenia che ha in petto il cuore del figlio. Dopo altri colpi di scena, un finale consolatorio chiude la vicenda.

Dopo L’aria salata, abbagliante film d’esordio, Angelini ripropone un’altra storia toccante, commovente e dolorosamente tragica che ruota intorno all’intenso, ma ambivalente e conflittuale rapporto tra padre e figlio.

Antonio, operaio di un cantiere nautico a Fiumicino, solo e senza amici, si batte come un leone, perché il figlio “alzi la testa” e affronti, a muso duro, la vita come il ring.

Lorenzo, per non deluderlo, suda, s’allena fino allo spasimo, stringe i denti, ma poi scoppia e si ribella quando sente su di sé la schiacciante presenza del padre.

Macchina a spalla, Angelini compone una prima parte intensa, lirica e commovente, ma poi non tiene adeguatamente a freno la vicenda che, dopo la morte di Lorenzo si disunisce, fino a divenire confusa e sfuocata.

La figura di Sofia è tenera e disarmante. ma il regista non le cuce addosso un personaggio credibile e il disperato tentativo di Antonio di rivedere in lei il fantasma del figlio sembra tirato troppo per i capelli.

Recensione pubblicata su Segno Cinema – N. 165 Settembre – Ottobre 2010

 

 

Comments are closed.

Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi