Ignazio Senatore intervista Anna Pavignano, la piemontese che stregò Massimo Troisi:

23 Aprile 2023 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Anna Pavignano, la piemontese che stregò Massimo Troisi:
Ignazio Senatore Intervista...
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(…) Come nascevano le sceneggiature? Partivano da un soggetto che era tuo o di Massimo?
Abbiamo avuto il privilegio per molti anni di poter far nascere le idee poco per volta, parlandone, frequentandoci e stando sempre insieme. Il soggetto iniziale l più delle volte nasceva da un’idea di Massimo ma si formavano piano piano, parlandone insieme. Da un’idea un po’ vaga, si arrivava a definirla sempre più, fino a farla diventare una storia. La difficoltà della scrittura, infatti, è proprio nel fare in modo che le emozioni, i significati, i concetti, debbano entrare in un racconto. Però, ad esempio, ne Le vie del Signore sono finite, l’impostazione era un po’ più mia. Naturalmente, per me, era un clima diverso rispetto a quando un regista mi chiedeva di scrivere insieme una sceneggiatura.
Ci sono mai state divergenze in fase di scrittura, uno dei due che voleva che una storia avesse un finale o uno sviluppo diverso?
No, perché avendo un modo di relazionarci, consolidato anche dal privato, non si arrivava mai ad uno scontro. Poi la mia posizione nei suoi confronti, e in generale dei registi, è sempre stata quella di essere al servizio di chi è dietro la macchina da presa e, quindi, anche se c’era qualche concetto di cui ero più convinta, se Massimo non se la sentiva di farlo, non forzavo e non cercavo certamente lo scontro. Spesso si arrivava ad una mediazione e Massimo teneva sempre in grande considerazione il mio punto di vista.
Immagino che Massimo ti desse più spazio nello scolpire i personaggi femminili…
Si, mi venivano affidati e, sulla carta, ero padrona del personaggio femminile, ma essendo commedie, anche il personaggio femminile doveva essere al servizio della comicità, quindi, doveva assumere un ruolo che desse modo a Massimo di far ridere oltre che esprimere contenuti ed emozioni. Di conseguenza a volte, mi trovavo a costruire personaggi troppo forti per la mia sensibilità. Le donne dei film di Massimo sono sempre estremamente forti, a volte dure, e spesso io non le sentivo così. Io le avevo scritte le immaginavo più morbide e meno autoritarie.” (…)
Ho rivisto ultimamente quel lavoro televisivo E’ morto Troisi, Viva Troisi. Come nacque?
Calcola che lui l’ha realizzato nell’82 quando aveva solo ventinove anni. Probabilmente ha ideato quel lavoro come una sorta di esorcismo contro la sua malattia, ma lo avrebbe girato, secondo me, anche se fosse stato sano. Tutto nacque da una richiesta della Rai fatta ad alcuni personaggi di successo di quegli anni di realizzare una monografia su loro stessi. Lui aveva pensato che, essendo così giovane e avendo fatto ancora pochi film, fosse un po’ esagerato ed eccessivamente celebrativo proporre un’opera autobiografica. Come spesso faceva, con tutte le cose che raccontava, ha cercato una soluzione che fosse divertente, spettacolare (…)”
Stralcio della mia intervista, pubblicata sul volume “Massimo Troisi Quaderni di Visioni Corte”, a cura di Giuseppe Mallozzi, edito da AliRibelli, disponibile online e in libreria.

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