Si presenta oggi, fuori concorso, al 38° Torino Film Festival “Il buco in testa”, l’atteso lungometraggio del regista partenopeo Antonio Capuano, visibile on demand dalle 14 alle 24 sul sito della manifestazione.
Da dove nasce questo film?
“Da una fotografia, scattata nel maggio del ’77, diventata icona degli scontri di quegli anni in Italia. Si vede solo un ragazzo che spara. Era successo in via de Amicis a Milano. Quel giorno un reparto della Polizia di Stato, fu impegnato a fronteggiare un gruppo di giovani di Autonomia operaia. In quello scontro un poliziotto perse la vita, colpito da un proiettile in testa. Era di San Giorgio a Cremano, lasciava la moglie, incinta di sette mesi. Si erano trasferiti a Milano, subito dopo il matrimonio. Alla morte di lui, lei ritornò giù a San Giorgio e a luglio dette luce a quella che nel film ho chiamato, con un nome di fantasia Maria. Quando ho conosciuto la storia, ho voluto incontrarla; lei era ormai adulta. Mi ha raccontato della sua vita, di quel suo essere prigioniera di un dolore buio che la soffocava, di un “buco in testa” che la rimandava sempre a quel tragico passato. Da adulta, si decide finalmente, a fare “il passo”. Andare a “guardare negli occhi” colui che, ammazzando il padre aveva scatenato quell’incancellabile odio. Quando confessai a Maria che della sua storia, avrei cercato di farne un film, mi disse: ”Senti, da quando so’ andata a Milano, l’ho incontrato e guardato negli occhi, non so perché, non lo so, la mia testa si è liberata.. finalmente respiro, e mi sento serena. Tu vuoi tirare di nuovo in ballo il mio passato doloroso…ma proprio in questi giorni ho conosciuto, un bravo ragazzo e…forse ci sposiamo..”
Un film che rimanda, in qualche modo, a “La seconda volta” di Mimmo Calopresti.
“All’epoca, mi sembrò di un fascismo strisciante, una educata invettiva contro la sinistra extraparlamentare. Io, invece, non ho mai inveito contro i protagonisti di quella stagione che, a me, fecero, devo dire, compagnia, in fondo simpatizzavo per loro, anche se molti furono gli errori (e gli orrori) che quei ragazzi furono spinti, quasi costretti, a fare.”
Potremmo definire quest’ultimo il suo primo film “militante”?
“Più che militante, lo definirei “posizionato”.
Immagino si sia mantenuto equidistante e non abbia fatto il tifo né per Maria, né per l’autonomo
“Io sono Maria, quando scrivo Maria e l’autonomo quando scrivo dell’autonomo. Shakespeare diceva che se non ami, il personaggio che stai scrivendo, se non ti identifichi in lui, lo stesso personaggio risulterà falso.“
In una clip si vede Maria, che si rivolge direttamente allo spettatore. Un espediente stilistico che ha già utilizzato in passato.
“Io resto, in fondo, brechtiano, adoro gli attori che parlano in macchina, rivolgendosi al pubblico. Mi sembra un modo di raccontarsi vivo e diretto.”
Gli altri componenti del cast?
“Tommaso Ragno è l’ex autonomo, Francesco Di Leva, Gea Martire, Vincenza Modica.”
E’ la prima volta che presenta un film al Torino Film Festival, quest’anno online.
“Il mio film non è per la televisione, né da vedere al pc, dove, a parte il formato, si guarda con le luci accese, il telefono che squilla, il vicino che ti bussa, il cane che abbaia, ecc. In sala, paghi, ti siedi, le luci si spengono e tu sei solo con il film, tu e Lui. Il cinema è al cinema, ma ormai ahimè, sta diventando tv o pc,. Il direttore del Festival ha tanto insistito per averlo e i produttori Dario Formisano, con Luciano Stella, Maria Carolina Terzi e Gianluca Curti, non hanno potuto/saputo dire no.”
Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno -.24.11.2020
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