Assandira di Salvatore Mereu – Italia – 2021

Mario Saru ritorna in Sardegna con la moglie Grete e convince il papà Costantino, un pastore settantenne, a trasformare l’antica casa colonica in un “villaggio antichità” dal nome Assandira, così di far rivivere ai turisti le atmosfere rurali di un tempo. Mario e Grete costringono Costantino, che ha sempre vissuto in miseria, ma con grande dignità, a farsi immortalare con gli abiti tradizionali sardi dagli scatti dei turisti divertiti. Lui sta al gioco, ma osserva, spaesato, quello spettacolo ritualizzato che si ripete ogni qual volta arrivano i nuovi turisti. Mario è sterile e Grete vorrebbe un figlio e allora chiede a Costantino di donargli il suo seme. Una notte, al ritorno, Costantino scopre che Grete, Mario e gli ospiti…

Mereu firma un gioiellino e lascia che la vicenda di dipana a ritroso dall’incendio che devasta completamente Assandira e provoca la morte di Mario, Grete e degli animali della stalla. Costantino che si autoaccusa e racconta al giudice la personale versione dei fatti ma…

Un film che è un atto di accusa contro il colonialismo turistico, la tirannia degli affetti (Costantino accetta tutto per la felicità del figlio) e che mette al centro della narrazione la vergogna che corrode Costantino. L’intenso e poetico film di Mereu non può non rimandare al celeberrimo Padre padrone dei fratelli Taviani, non solo perché ripropone il mondo pastorale sardo ma perché il protagonista è lo stesso Gavino Ledda, autore del romanzo da cui i registi toscani trassero il loro capolavoro. Tratto dall’omonimo romanzo di Giulio Angioni.

Recensione pubblicata su Segnocinema N. 231 – settembre- ottobre  2021