A causa delle loro intemperanze, Andrew (Emilio Estevez), John (Judd Nelson), Allison (Ally Sheedy), Claire (Molly Ringwald) e Brian (Anthony Michael Hall), studenti della Shermer High School di Chicago, sono puniti e costretti a trascorrere il sabato inchiodati nei banchi della biblioteca della scuola e a svolgere un tema di almeno mille parole che risponde alla traccia: “Chi sono io?”, assegnato da Richard Vernon (Paul Gleason), il loro arrogante e saccente professore. Dopo essersi punzecchiati, i cinque studenti iniziano a guardarsi dentro e a prendere contatto con le proprie insicurezze e frustrazioni. A fine giornata non consegnano il tema a loro assegnato ma tornano a casa più ricchi dentro e consapevoli delle loro risorse e dei loro limiti.
Film estremamente datato, lento, prolisso, giocato tutto su dei dialoghi fiumi e delle banali caratterizzazioni dei giovani studenti; Andrew, un atleta con più muscoli che cervello; John, ribelle, saputello e pieno di sé; Brian, il classico secchione, Allison una ragazza smarrita e sbandata; Claire, un’adolescente evanescente, ingenua e complessata. Hughes ambienta l‘intera vicenda nell’aula scolastica dove i ragazzi sono rinchiusi per svolgere il compito assegnatoli ma, a differenza dei classici film, cari al filone scolastico, non mette in campo i soliti teppisti indisciplinati che danno filo da torcere ai loro insegnanti. Schierato apertamente dalla parte degli adolescenti, il film, intriso di luoghi comuni, sonnecchia per tutta la prima parte e i giovani protagonisti appaiono vuoti, emotivamente bloccati e difesi, nelle loro corazze difensive. Nel corso dei loro faccia a faccia, mollate paure e resistenze, emerge il loro scollamento con il mondo degli adulti. Durante la narrazione sbucano fuori le motivazioni che hanno condotto i rigidi insegnanti a punirli; per dimostrare al padre che era in gamba, Andrew aveva picchiato nello spogliatoio un compagno di classe e incerottato i suoi testicoli con del nastro adesivo; dopo aver fallito una prova in applicazioni tecnica, Brian aveva nascosto una pistola nell’armadietto e meditava il suicidio; John era un bullo litigioso e violento. L’unica ad uscire dal coro è Allison, una ragazzina che aveva deciso di trascorrere il sabato a scuola con loro perché non aveva niente altro da fare. Ironica ed impertinente, si diverte a sorprendere i compagni di scuola narrando storie al limite del reale. Piuttosto che scandagliare a fondo l’animo dei cinque protagonisti, Hughes si limita a contrapporre, in maniera banale, la ribelle Allison alla sbiadita e convenzionale Claire, il ricco e borghese Andrea al povero e spiantato John. Troppo fiacco il finale con la scelta dei giovani di non consegnare nessun compito perché il loro saccente professore, li ha già grossolanamente etichettati ad uno ad uno come “il cervello, l’atleta, la principessa, l’handicappata, il criminale”.
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