Castelli di sabbia di Vincente Minnelli – USA – 1965 – Durata 116’ V.M 14

12 Settembre 2024 | Di Ignazio Senatore
Castelli di sabbia di Vincente Minnelli – USA – 1965 – Durata 116’ V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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 Laura Reynolds (Elizabeth Taylor), pittrice anticonformista, vive con il figlioletto Danny (Morgan Mason) in una casa isolata a due passi da una spiaggia californiana e, rifiutandosi di mandarlo a scuola, gli impartisce le principali nozioni culturali.

Il ragazzino però combina qualche pasticcio di troppo e il giudice Thompson dispone che Danny sia allontanato dalla madre e mandato nel collegio di San Simeon, diretto dal pastore Edward Hewitt (Richard Burton).

Laura con il suo fascino prende al laccio il pastore, che le commissiona di dipingere le vetrate della cappella di prossima costruzione.

Ma lui è sposato con Claire (Eva Marie Saint) ed è padre di due gemelli.  Intanto Ward Hendricks (Robert Webber), padre di Danny, in crisi con la moglie, ritorna alla carica e vuole espunare nuovamente il cuore di Laura…

Minnelli (Madame Bovary, Il padre della sposa, Un americano a Parigi,  Il bruto e la bella, La tela del ragno, Brama di vivere…) traspone sullo schermo il romanzo di Martin Ranshoff e dirige un film a doppia velocità.

Nella prima il regista, veterano di Hollywood, pone al centro della narrazione la ribelle e coriacea Laura che prova a tener testa al rigido e intransigente giudice Thompson, che, di fatto, le strappa il figlio dal petto, e, successivamente, duetta a muso duro con il saccente e ipocrita Hewitt che, con la scusa di prendersi cura del bambino, le ronza sempre più intorno.

Nella seconda parte Minnelli punta, invece, sulla liquorosa love story tra lei e Hewitt e il ritmo cala nettamente.

I dialoghi sono abbastanza convenzionali e la carica trasgressiva e dirompente di Laura si spegne, fino a scomparire.

Le parti più interessanti sono quelle che mostrano gli scontri verbali tra Laura ed Hewitt e quelli, ancora più pepati tra il simpatico e sferzante John e l’imbalsamato pastore che, sul finale, confesserà alla moglie di aver lucrato negli anni sulle donazioni che gli venivano elargite dai fedeli.

Oscar per il tema musicale The shadow of your smile.

 

 

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