Città amara – Fat City (Fat City) di John Huston – USA – 1972 – Durata: 96’

10 Agosto 2022 | Di Ignazio Senatore
Città amara – Fat City  (Fat City) di John Huston – USA – 1972 – Durata: 96’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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A Stockton, piccola e povera città della California, popolata per la maggior parte di neri e messicani, Ruben Luna (Nicholas Colasanto) ha una palestra, frequentata da Bufford (Wayne Mahan) e Wes (Billy Walker) e da altre giovani promesse della boxe. Un giorno Tully (Stacy Keach) pugile trentenne sul viale del tramonto, adocchia Ernie Manger (Jeff Bridges), aitante ed atletico ragazzone e lo spedisce nella palestra di Ruben. Ernie è forte fisicamente, ma la sua scherma è grossolana e Ruben ce la mette tutta per insegnargli i fondamentali. Ma Ernie al primo incontro va al tappeto e nei successivi match non se la cava meglio. Tully, alla disperata ricerca di qualcuno con cui condividere la propria solitudine e disperazione, lega con Oma (Susan Tyrrell), una donna alcolizzata, che non fa altro che lamentarsi e piangersi addosso. Ernie pianta la boxe e, dopo aver perso altri due incontri, si sposa. Ruben tira fuori dall’alcol Tully e lo convince a salire sul ring ed a boxare nuovamente.

Piccolo gioiellino del grande John Huston che traspone sullo schermo il romanzo di Leonard Gardner ed impagina un film “amaro”, come il titolo in italiano suggerisce, che mette in campo dei “losers” che cercano disperatamente di trovare una ragione per vivere e che, quotidianamente, vedono infrangere sogni  ed illusioni sul quadrato del ring. Da un lato Ruben Luna, romantico allenatore che, nonostante i suoi pugili perdano un incontro dietro l’altro, spera, invano, che possano diventare dei campioni; dall’altro Tully, un pugile al tramonto che, non essendosi ancora ripreso dall’abbandono della moglie, passa le giornate al bar a bere come una spugna e cerca, invano, conforto in Oma, una donna ancora più allo sbando e sciroccata di lui. Senza scadere nel sentimentalismo, Huston traccia uno sconsolato ritratto di personaggi divorati dalla solitudine ed ormai alla deriva e ci ricorda come sia difficile guadagnarsi da vivere per chi è nato all’inferno. Colonna sonora, in perfetto stile country, da incorniciare con la magica ‘Help Me Make It Through the Night’ in versione strumentale nei titoli di testa.

Per un approfondimento sul tema Cinema e sportsi rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il campione recita”, edito da Absolutely Free.

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