Come due coccodrilli di Giacomo Campiotti – Italia – 1994 – Durata 100’

21 Febbraio 2021 | Di Ignazio Senatore
Come due coccodrilli di Giacomo Campiotti – Italia – 1994 – Durata 100’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Pietro (Giancarlo Giannini), padrone di una vetreria, vive nella sua bella villa a Varenna sul lago di Como con la moglie ed i figli Saverio e Mauro ma ha una relazione extra-coniugale con Marta (Valeria Golino) dalla quale ha avuto il piccolo Gabriele. Nel dare alla luce Martino, Marta muore di parto ed allora Pietro decide di riunire i quattro figli sotto lo stesso tetto. La moglie reagisce crollando psicologicamente e Saverio e Mauro non accettano di buon grado la presenza dei fratellini. Passano gli anni; Mauro è il classico figlio ribelle e scapestrato, Mauro, fidanzato con Antonella (Angela Baraldi), è una persona timida ed impacciata e Gabriele (Ignazio Oliva) è l’unico in grado di raccogliere l’eredità paterna. La moglie di Pietro è ricoverata in una clinica per malattie mentali e la tensione tra i ragazzi esplode; Gabriele comprende che non c’è più spazio per lui e se ne va via su due piedi, senza salutare il padre e Martino. Passano gli anni e Gabriele (Fabrizio Bentivoglio) vive a Parigi, è diventato un esperto d’arte, ed ha una relazione con la bella Claire (Sandrine Durnas). Quando scopre che i fratelli hanno allestito un importante asta e, contrabbandato come un reparto storico di inestimabile valore, un vaso che lui stesso aveva forgiato nella vetreria del padre, piomba a Varenna e li smaschera. Scopre però che mentre lui aveva vissuto tutti quegli anni da solo e senza affetti, dopo la morte del padre, Mauro e Saverio e Martino erano rimasti legati e si erano nutrirti di un saldo e caloroso amore fraterno. Dopo essere nuovamente fuggito via, promette a Martino che tornerà.

Piccolo capolavoro che avrebbe meritato maggiori consensi di critica e di pubblico diretto da un regista che ha la capacità di imprimere forza e carattere ad ogni inquadratura. La vicenda fa pensare al racconto biblico di Giuseppe e dei suoi fratelli ed è incentrato sui controversi e tormentati rapporti tra Gabriele, Saverio e Mauro. Ed è proprio quest’ultimo che in una scena simbolo del film, a muso duro, lo affronta e gli dice: “Lo sai una cosa, Gabriele? Tu hai distrutto la mia vita! Lo sai? Da quando sei arrivato in questa casa, io mi sento di odiare tutto; la fabbrica, ho mollato la scuola…Lo sai perché ho fatto questo? Solo perché mio padre faceva i confronti tra me e te…Tu, buono, buono a fare i tuoi cazzi di disegni, eh…io m’ammazzavo in moto…Come un coglione, certo, come un coglione… Ma sai perché ho fatto tutto questo? A posta! Ho rovinato la mia vita perché non assomigliasse alla tua! Te ne devi andare. Non lo capisci che non c’è posto per te? Te ne devi andare, via!  Sparisci!” Gabriele abbandona il campo ma cova negli anni la vendetta ma quando scopre che i fratelli, finiti sul lastrico, per risollevarsi avevano provato a fare il colpaccio con la vendita del vaso,  distrugge la prova che li avrebbe spediti in galera,. Campiotti gira le scene virate seppia per raccontare la romantica storia tra Pietro e Marta. Il titolo del film fa riferimento alla nota filastrocca infantile che ogni tanto ricompare nel corso del film. Nastro d’argento per il soggetto del film. David a Giancarlo Giannini come miglior attore non protagonista. Lucio Dalla canta, sui titoli di coda  la canzone Latin Lover. Da riscoprire.

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