Così bella così dolce (Une femme douce) di Robert Bresson – Francia – 1969

23 Ottobre 2024 | Di Ignazio Senatore

Parigi. Anni Sessanta. Una giovane donna (Dominique Sanda) s’uccide, gettandosi dal balcone del proprio appartamento. Il marito cerca di comprendere le ragioni del suo gesto e racconta ad Anna (Jeanne Lobre), l’anziana governante, la loro storia.

La moglie si era presentata la prima volta nel suo negozio di pegni con dei piccoli oggetti che lui, accecato dal suo infinito candore, aveva accettato solo per gentilezza.

Colpito dalla sua dolcezza e riservatezza, l’aveva poi sposata. Sin dai primi giorni del matrimonio, aveva però cominciato a soffocarla e mortificarla, accusandola di essere troppo generosa con i clienti che lasciavano gli oggetti in pegno.

Accecato dalla gelosia, per la presenza sempre più assidua di un giovane che frequentava il negozio, aveva iniziato a tormentarla e lei, per reazione, dopo essere stata scoperta con lui in auto a chiacchierare, si era ribellata, scegliendo di rimanere in silenzio. Il clima era divenuto teso.

Lei poi, sempre più pallida, si era ammalata e, come unico conforto, si era rifugiata nell’ascolto delle sinfonie di Mozart o dei brani di musica leggera. Lui aveva intanto provato ad essere più generoso con i clienti ma, nonostante gli sforzi, continuava a sentirsi escluso e rifiutato dalla giovane moglie.

Dopo essersi scusato con lei, per il suo carattere burbero, possessivo e autoritario, le aveva dichiarato il proprio amore e, per ravvivare il loro rapporto, le aveva anche proposto di cambiare lavoro e di andare a vivere in un’altra città.

Lei, di contro, gli aveva giurato rispetto e fedeltà ma…

Bresson, fedele all’idea di un cinema essenziale, girato con estrema pulizia formale, dirige un film, tratto dal racconto La mite di Dostoevskij, che, dopo la scena del suicidio della protagonista, si dipana a ritroso con un lungo flashback.

Il regista sposta la vicenda in una Parigi contemporanea e fa largo uso della voce off del protagonista maschile che racconta il lento ed inesorabile scompaginamento di un matrimonio, divenuto per entrambi una prigione.

Bresson sceglie una narrazione volutamente fredda e distaccata, non dona ai protagonisti neppure un nome proprio e mette in campo una ragazza che, sentendosi mortificata da una relazione che non la nutriva, per non soccombere, aveva scelto il silenzio come unica forma di resistenza.

Nonostante gli sforzi, il vuoto interiore e la disperazione l’avevano divorata, fino a spingerla a compiere il gesto estremo.

Dal canto suo, lui, un uomo dal carattere chiuso e introverso, dopo essere stato brusco con lei, aveva provato, invano, a fare marcia indietro e a modificare la propria rigidità caratteriale.

Come la moglie, svuotato da ogni emozione, prenderà atto, dolorosamente, che i loro mondi erano troppo distanti e inconciliabili. Sanda, allora diciannovenne, a dir poco incantevole.

Per un approfondimento sul tema con schede film e commento critiche si rimanda alla lettura di “Cinema mon amour I 100 film francesi da amare” di Ignazio Senatore – Classi Editore – 2024

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