Delirious – Il baratro della follia di Freddie Francis – G.B -1973

28 Maggio 2015 | Di Ignazio Senatore
Delirious – Il baratro della follia di Freddie Francis – G.B  -1973
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il dottor Nicholas (Jack Hawkins) si dirige in piena notte al Dipartimento di Psichiatria per incontrare il dottor Tremayne (Donald Pleasence). Quest’ultimo gli espone quattro storie che secondo la psichiatria ufficiale sarebbero il prodotto di menti malate, ma che invece, secondo i suoi studi, corrispondono al vero. Paul è un bambino che ama passare il tempo a giocare con una tigre e inutilmente cerca di convincere i genitori che l’animale non è frutto della sua immaginazione. Auriol (Kim Novak) è accusata dell’assassino di sua figlia, ma secondo lei la ragazza sarebbe stata uccisa da Kimo, un principe hawaiano che dopo aver compiuto un rituale vudù l’avrebbe data in pasto ai convitati. Timothy ha ammazzato Beatrice, la sua fidanzata, ma secondo la sua versione il responsabile del delitto è invece zio Albert, un suo antenato. Brian ha ucciso Bella (Joan Collins), la sua donna, perché soggiogato dall’influsso malefico di un tronco dalle sembianze umane. Nicholas, dopo aver ascoltato Tremayne, non solo ritiene assolutamente infondate le sue teorie, ma giudicandolo completamente fuori di mente, ordina agli infermieri di ricoverarlo. Ma quando uscirà dalla stanza e attraverserà il corridoio, sarà sbranato dalla tigre di Paul.

“Le cose che noi conosciamo sono molto meno di quelle che non conosciamo ancora, specie se si tratta dell’animo umano. Per secoli abbiamo continuato a definire pazzesco quello che non comprendiamo”. Questa affermazione del dottor Tremayne può essere presa a prestito per spiegare il senso dell’intero film, sospeso tra il thriller, il fantastico e il fantascientifico. L’ambientazione del racconto in una clinica psichiatrica sembra essere solo un pretesto narrativo per offrire una presunta scientificità alla vicenda e il film non vuole essere una critica diretta a un certo tipo di psichiatria, votata troppo al positivismo e ai dettami della ragione, ma si limita semplicemente a suggerire l’ipotesi che di fronte alla complessità della mente umana il dubbio dovrebbe sempre regnare sovrano. Il regista Francis sceglie una scrittura visiva spenta e controllata, inframmezzata da un banale ricordo al flashback; solo sul finale la pellicola sembra rimandare a una struttura circolare, ma in realtà è suddivisa in quattro episodi, assolutamente slegati tra di loro. Di grande impatto visivo la scena finale con la sagoma della tigre che sbranerà l’incredulo dottor Nicholas.

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