Luglio 2001. Per le strade di Genova sfilano pacificamente dei cortei che inneggiano contro il G8. Tra questi però ci sono alcuni esponenti violenti dei black bloc che incendiano auto e danneggiano le vetrine dei negozi. In risposta centinaia di poliziotti ed agenti di reparti speciali fanno irruzione nella scuola ‘Diaz’, dove hanno trovato alloggio novantatre giovani provenienti da diverse nazioni e impegnati in una protesta pacifica contro il summit. I poliziotti iniziano a pestare a sangue gli occupanti inermi e disarmati. Tra questi Luca (Elio Germano), giornalista della Gazzetta di Bologna, arrivato a Genova per documentarsi di persona sui fatti e sulla morte di Carlo Giuliani, un ragazzo ucciso da un poliziotto durante gli scontri; Anselmo (Renato Scarpa), anziano militante della CGIL che ha partecipato al corteo assieme ai suoi compagni pensionati; Alma (Jennifer Ulrich), un’anarchica tedesca, Etienne e Cecile, due anarchici francesi. Tra i poliziotti l’unico che cerca, in qualche modo di evitare il massacro è Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma che il VII nucleo. Per scagionarsi dall’infame rappresaglia e cercare di coprirla, Serpieri (Rolando Ravello) e gli altri funzionari della questura e della polizia, in conferenza stampa, mentendo, dopo averle introdotte, dichiarano che nella Scuola Diaz avevano trovato molotov, spranghe, coltelli ed altre armi custoditi dai militanti dei black bloc e che avevano solo reagito ai loro attacchi e provocazioni. La verità verrà a galla e durante il processo sono svelate anche le violenze contro gli arrestati nella caserma di Bolzaneto.
Vicari dirige un film necessario sugli orrori avvenuti nella scuola Diaz e nella caserma Bolzaneto e, dopo aver attinto a numerose testimonianze visive ed ai verbali esistenti, mescolando materiali di repertorio a flash-back e flash-forward, evita il taglio documentaristico e la semplice ricostruzione cronologica dei fatti. Il regista sceglie un taglio realistico e senza spettacolarizzare gli scontri, segue un gruppo di pacifici manifestanti e di alcuni black bloc La tensione è sempre molto alta e man mano che le scene si susseguono sembra inverosimile come alla Diaz dei poliziotti abbiano calpestato, così impunemente, i più elementari diritti umani. Il film ha un sottotitolo e cita un cartello “Don’t clean up this blood” scritto da un’occupante del Diaz. Premi: 62 Festival di Berlino (2012): Premio del pubblico. Nastri d’Argento (2012): miglior produttore, montaggio, sonoro in presa diretta.
Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.