Diego De Silva

14 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Diego De Silva
Senatore giornalista
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Il suo primo romanzo La donna di scorta è del 1999 e da allora Diego Da Silva ha vestito alternativamente i panni del narratore e dello sceneggiatore. Dopo aver collaborato, assieme ad altri autori, alla sceneggiatura de I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza ed a quella diSulla mia pelle di Valerio Jalongo, con Giovanna Koch  ha dato alla luce lo script de  Il covo di Teresa, fiction andata in onda sulla RAI lo scorso dicembre, interpretato da Lina Sastri. Ma il suo nome è legato a Certi bambini, il suo romanzo ambientato a Napoli ed imperniato sulle vicende di giovani bambini emarginati, tradotto sullo schermo nel 2004 da Andrea ed Antonio Frazzi.

Quali insidie nasconde la trasposizione cinematografica di un romanzo?

Quando si pensa al cinema si procede in ogni caso ad una traduzione, ad un passaggio da una lingua ad un’altra. Scrivere la sceneggiatura di un film è come modellare la creta. La prima operazione da effettuare deve essere quella di caratterizzare, sin dalle prime battute, un personaggio da un punto di vista psicologico e se non si effettua questo passaggio la storia non sta in piedi. Certi bambini è fedele al romanzo ma in sede di sceneggiatura abbiamo deciso di invertire il corso degli eventi. L’omicidio che compie il bambino l’abbiamo collocato non all’inizio ma alla fine, per evitare che lo spettatore conoscesse già il finale.

A Bertolucci che si apprestava a tradurre sullo schermo il suo Il conformista Alberto Moravia suggerì di “tradirlo”. Lei ha tradito il suo romanzo?

Se restiamo in tema di citazioni è gustosa anche l’affermazione di Brassens che disse: “Ci sono dei film brutti ma fedeli e dei film belli ma infedeli”.Indipendente da qualsiasi sceneggiatura il film resta però sempre un film del regista, visto con gli occhi del regista.

Quando uscì in sala Certi bambini molti storsero il naso. I registi erano d’origine fiorentine e molto distanti culturalmente dalle periferie napoletane descritte nel film. C’è chi pensò ad un’operazione intellettuale a tavolino, chi lanciò strali contro l’ennesima riproposizione di scugnizzi deprivati da un punto di vista affettivo.

I fratelli Frazzi sono stati molto rispettosi del mio romanzo e c’è da dire che la loro scelta fu dettata solo dalla passione e dalla spontaneità. Il film fu distribuito male e non ha ottenuto quel successo di pubblico che, a mio avviso, avrebbe meritato.

Il grande Raymond Chandler, inventore di Philip Marlowe non ebbe successo come sceneggiatore. Quali doti deve possedere chi si appresta a scrivere per il cinema?

In un libro se devo descrivere ad esempio un personaggio che cova del rancore e sta attraversando la strada ed andando incontro all’altro, devo adoperare un linguaggio più evocativo; al cinema basta un’inquadratura.

Poi fu la volta della sceneggiatura di All the invisibile children, film a più mani diretto da registi del calibro di Ridley Scott, Spike Lee, Emir Kustirica, John Woo e prodotto da Maria Grazia Cucinotta.

Tutti i proventi del film sono andati all’UNICEF ed il film nacque da un’idea di Stefano Veneruso che mi chiamò a scrivere la sceneggiatura ma non ha avuto un grande successo ed è stato distribuito in maniera pessima.

De Sica e Zavattini, Age e Scarpelli, Scola e Maccari, Rulli e Petraglia. Perché secondo lei gli sceneggiatori lavorano quasi sempre in coppia?

Credo che il lavoro di gruppo sia piacevole e ricco di stimoli ma quando devo scrivere preferisco farlo da solo.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Ho terminato una sceneggiatura per Maurizio Scaparro che narra di un Pulcinella che sarà interpretato da Massimo Ranieri che s’imbatte nei “balleu”, i diseredati senza lavoro della periferia parigina. Insieme a Stefano Incerti abbiamo scritto la sceneggiatura per un prossimo film ed a fine luglio cominceranno le riprese di Storia di Silvana Fucito, una commerciante napoletana, madre coraggio, che adottò un figlio di un boss della camorra e lo prese a lavorare con sé nel negozio di vernici. La donna spinse il ragazzo a denunciare il padre e si rifiutò di pagare il pizzo alla camorra. A settembre poi sarà in libreria il mio nuovo romanzo, edito da Einaudi dal titolo  Non avevo capito niente.

Articolo pubblicato su “Il Napoli – Epolis”- 15 – 7 -2007

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