Donnie darko di Richard Kelly – USA – 2001

15 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Preceduta da mille polemiche ed accusato di istigare i ragazzi alla violenza, “Donnie darko”, dell’esordiente del giovane regista jankee Richard Kelly, è uno strano film. Non ricalca, infatti, i “generi” che attirano il popolo dei teen-ager, essendo privo di effetti splatter, di scene esplicite di sesso, delle classiche battute al fulmicotone, delle gags da commedia americana in stile sit-com e di  quelle atmosfere “malsane” di tanti film dell’orrore. Il regista, inoltre, confeziona, una pellicola “tradizionale” che si chiude sul finale con la “classica” narrazione di tipo circolare. Il protagonista (Jake Gyllenhall) è uno studente affetto da schizofrenia paranoidea, in preda a delle inquietanti allucinazioni visive, “costretto” ad  assumere psicofarmaci e ad andare in cura da una strizzacervelli in gonnella. Guidato come un automa da un coniglio gigante di nome Frank (proiezione allucinatoria della sua parte malata) Donnie diventa una sorta di giustiziere della notte; inonda la scuola che frequenta, brucia l’abitazione di un guru da strapazzo, uccide un suo coetaneo… Una trama, se vogliano neanche tanto originale, eppure il film è diventato oggetto di culto, grazie al passaparola on-line degli adolescenti americani. Quali le ragioni di tanto successo? C’è chi ha liquidato il tutto, facendolo passare come l’ennesimo film giovanilista violento e antisociale, ma le ragioni del suo exploit sono altre.

Il film si apre, infatti, con un motore di un aereo che si schianta sul tetto della casa del protagonista. Il regista, ci mostra gli effetti devastanti di questo impatto; pareti che si frantumano, vetri in mille pezzi ed i protagonisti che tentano di scappare dalla loro stanze, con la paura stampata in volto. Uscito (non a caso) nelle sale negli States, proprio l’11 settembre, questo film, dapprima rimosso nell’immaginario collettivo, dopo essere stato metabolizzato e sedimentato, è stato riscoperto dagli adolescenti (forse) proprio perché riusciva a dar vita agli incubi americani. Il protagonista che “impazzisce” dopo lo schianto dell’aereo non è (forse) una metafora di quello che è accaduto, dopo Ground Zero a milioni di yankees? Menzione speciale per il protagonista Jake Gyllenhall, capace di mutare di colpo registro visivo e di trasformare la sua faccia da bravo ragazzo in quella di un angelo sterminatore, dal sorriso ironico e beffardo.

Recensione pubblicata su L’Articolo- Redazione napoletana del “L’Unità” – 05-12-2004

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