In uno sperduto paesino del Libano, cristiani e musulmani convivono pacificamente isolati dal resto del paese. Un giorno dei ragazzi del villaggio recuperano un’antenna parabolica e, finalmente, riescono a ricevere il segnale televisivo.
Ma i notiziari raccontano delle lotte sanguinose tra cristiani e musulmani e allora, le donne del villaggio, capitanate dalla cristiana Amale (Nadine Labaki), proprietaria dell’unico bar del paese, segretamente innamorata del musulmano Rabih, (Julien Farhat), iniziano a fare baccano e con le loro urla coprono la voce della giornalista, evitando così che gli animi dei maschi della comunità possano scaldarsi.
Le donne bruciano dapprima i giornali e poi manomettono l’antenna della televisione per evitare che si diffondano le notizie relative all’escalation di violenza in atto nel Paese.
Ciononostante basta un nulla per scatenare risse e battibecchi tra i componenti delle opposte fazioni; i cristiani scoprono che il crocefisso della chiesa è stato fatto a pezzi e i musulmani che i tappeti della loro moschea sono stati imbrattati dagli escrementi di animali.
Per calmare gli animi, l’iman getta acqua sul fuoco e il prete della parrocchia lascia credere che il crocefisso sia crollato perché ormai troppo vecchio. La statua della Madonna è stata imbrattata con del sangue animale e sembra stia lacrimando.
Per placare ancor più gli animi, Yvonne (Yvonne Maalouf), finge di essere in contatto con la Vergine Maria e, come in trance, afferma che la sua statua piange perché è in collera per l’atteggiamento sconsiderato degli uomini.
Ma la tensione non cala di una tacca e allora, per far distrarre gli uomini, le donne allora decidono di far venire in paese delle provocanti -ballerine ucraine, vestite con degli abiti succinti.
Ma Nassim (Kevin Abboud), un giovane cristiano, è la vittima innocente degli scontri a fuoco tra le opposte fazioni e, per evitare che gli animi si scaldino ancor più, Takla (Claude Baz Moussawbaa), la madre, soffoca il proprio dolore e lascia credere che sia malato.
Ma il segreto viene a galla e la situazione sembra ormai fuori controllo. Allora le donne, decidono di friggere con l’hashish delle deliziose frittelle e, mentre le ballerine ucraine allestiscono un balletto nel bar di Amale, altre sotterrano i fucili dei loro uomini. Ma….
La regista libanese Nadine Labaki (qui anche in veste di attrice) impagina una divertente commedia, dai toni grotteschi e mette in campo delle donne cristiane e arabe, intelligenti, astute e dotate di una straripante simpatia che, per evitare che il conflitto esploda nel piccolo paese, se ne inventano una più del diavolo.
Il film si apre con la scena di un gruppo di loro che accompagnano al cimitero il feretro di un giovane, vittima delle guerre tra le opposte fazioni. Gli uomini, invece, sono descritti come degli infantili e rissosi attaccabrighe, che scattano alla prima occasione.
Per alleggerire il clima teso che si respira nel film, la regista, inserisce dei gustosi siparietti, spruzza i dialoghi con delle battute caustiche e mostra qualche inserto musicale.
Il finale, un po’ troppo favolistico, mostra l’ennesima trovata messa in campo dalle donne per porre fine definitivamente alle ostilità in paese; alcune cristiane si convertono all’Islam e viceversa alcune musulmane diventano cattoliche.
Il titolo del film fa, non a caso riferimento alla battuta finale che chiude la vicenda.
Una volta pacificati gli animi degli abitanti del paese, in questo clima di rinnovata fratellanza, dove ormai gli steccati religiosi sembrano definitivamente abbattuti, per seppellire Nassim, cristiani e musulmani si dirigono insieme al cimitero che accoglie da un lato le tombe dei cristiani e dall’altro quello dei musulmani.
Giunti sul posto, gli uomini che portano a spalla la bara di Nassim, perplessi, chiedono agli altri abitanti: “E allora dove andiamo?”
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