Anno 1910. Egon Schiele (Noah Saavedra), uno degli artisti più innovativi di Vienna, ama trascorrere le serate in teatri dove si esibiscono ballerine e prostitute, che sceglie poi come modelle per i suoi dipinti.
Ossessionato dalla nudità del corpo femminile, non disdegna di utilizzare come modella Gerti (Maresi Riegner), la sorella sedicenne, la giovane Moa (Aimée Breidbach) e la sensuale Wally Neuzil (Valerie Pachner), che diviene la sua inseparabile compagna.
Una sera Egon ospita in casa la giovane adolescente Tajiana (Fanny Berner), scappata di casa. Assieme a Wally, la riaccompagna il giorno dopo dai genitori, ma è accusato di averla sequestrata e violentata.
Lo scandalo lo travolge e, anche se le accuse che gli sono mosse risultano infondate, è condannato a ventisei giorni di prigione ed i suoi dipinti, sequestrati, perché ritenuti osceni.
Gerti rimane incinta e si sposa, Egon continua a dipingere, ma la guerra tra Austria e Serbia è alle porte e, ritenuto idoneo, é reclutato.
Sposa poi per interesse la ricca Edith Harms (Marie Jung), ma il matrimonio va a rotoli ed lui….
Tratto dal romanzo Tod und Mädchen: Egon Schiele und die Frauen di Hilde Berger, il regista all’esordio, mostra nelle prima battute la sorella del pittore che trova Egon, flagellato dall’influenza spagnola, accanto al cadavere della giovane moglie, incinta, appena deceduta. Da questa scena, il regista, con un flashback ci riporta alla via del pittore e descrive Schiele come un uomo ossessionato dalla pittura e lo mostra mentre è costantemente impegnato a ritrarre qualsiasi donna che incontra.
La smania di cogliere la bellezza di un loro gesto o di un loro portamento è tale che è si circonda di carta, pennelli e matite e chiede poi alle giovani donne di restare immobili per poterle disegnare in quella posa che l’aveva rapito.
La sua scelta di ritrarre la sorella nuda non è dettata da fantasie pruriginose o perverse, ma solo dal vantaggio di poter avere una modella, sua complice divertita, ventiquattro ore al giorno a sua disposizione.
Il regista sceglie di affidare a Gustav Klimt, amico di Schiele un ruolo assolutamente marginale e non regala ai due pittori nessuna riflessione sull’arte degna di nota ma, per la gioia degli spettatori, mostra gran parte della produzione del pittore austriaco.
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